Le Pen esclusa dalla marcia di Parigi: in piazza sfila l’ipocrisia di sinistra

10 Gen 2015 14:23 - di Ginevra Sorrentino

Marine Le Pen all’indice dell’inquisizione di sinistra. Alla marcia repubblicana antiterrorismo e a favore dell’unità nazionale indetta per domenica a Parigi sono attese un milione di persone, pronte a sfilare in nome della libertà di pensiero e di stampa, e contro il fondamentalismo che uccide, accanto ai leader di tutta Europa. Presenze isitituzionali illustri tra le quali, però, spicca l’altisonante assenza di Marine Le Pen, numero uno del Front National reduce dall’exploit elettorale europeo, eppure esclusa dalla sinistra d’oltralpe dall’evento di piazza e di palazzo per la sua posizione apertamente contro l’islamizzazione della Francia. Come se il lutto nazionale che ha coinvolto i francesi e l’Europa tutta. Come se la manifestazione in omaggio ai morti e ai sopravvissuti delle 55 ore di terrore e di sangue che hanno sconvolto Parigi. Come se la preoccupazione per le imminenti minacce terroristiche di matrice islamica sferrate in sfida all’Europa e in spregio dei valori della libertà di credo politico e religioso e di satira non siano momenti e preoccupazioni condivise dalla leader del Front National.

L’estromissione del Fn

Più credibile, allora, ipotizzare che abbiano urtato certe suscettibilità rigorosamente radical chich di certa intellighenzia democrat le dichiarazioni rilasciate dalla Le Pen a caldo. Quelle parole senza filtri demagogici o veli insopportabilmente politically correct, pronunciate dall’esponente della destra francese a condanna dell’«odioso attentato» che ha colpito Charlie Hedbo, e indirizzate ad esortare tutti i francesi a schierarsi per «la difesa della libertà di stampa» devono aver “infierito” sui fragili equilibri socio-culturali sbandierati dal penpensantismo della gauche parigina tanto da indurre gli organizzatori della marcia a ostracizzare Marine Le Pen e il FN.

Il coraggio anticonformista dei Le Pen

A ridosso della tragedia costata alla Francia 20 morti in due giorni, la leader conservatrice non ha avuto timore di ribadire apertamente la necessità di «dire basta all’ipocrisia e chiamare le cose con il loro nome», riconoscendo come la carneficina di Parigi sia «stata perpetrata dall’integralismo islamico». Una posizione coraggiosamente “disorganica” in queste ore di paura e di dolore, superata ulteriormente a destra dall’illustre genitore Jean-Marie che, smarcandosi da slogan e comune sentire, sul suo blog g è anadato anche oltre postando «Je ne suis pas Charlie» («Io non sono Charlie»). E pur «condannando la morte di dodici connazionali», ha adombrato il sospetto che la marcia di domenica possa essere stata «orchestrata dai media». Ma questa è un’altra storia…

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