Per l’omicidio di Elena Ceste arrestato il marito dopo un anno
C’è voluto un anno per arrivare alla conclusione che tutti si aspettavano da dodici mesi a questa parte. Il giallo della morte di Elena Ceste si risolve definitivamente oggi con l’arresto del marito della vittima, Michele Buoninconti, prelevato dai carabinieri nella sua casa di Costigliole d’Asti, e portato in caserma ad Asti dove è stato ascoltato dagli inquirenti alla presenza dei suoi legali Chiara Girola e Alberto Masoero. L’uomo era indagato per omicidio dal 24 ottobre: a questo punto la parabola investigativa si chiude con l’esecuzione dell’ordine di arresto con l’accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. È prevista nel primo pomeriggio una conferenza stampa del comandante provinciale dei carabinieri di Asti, Fabio Federici, per i primi ragguagli dopo il fermo.
I sopetti che erano certezze
Dunque l’assassino di Elena Ceste ha il volto che tutti avevano timore di riconoscere e ad ammettere: quello del marito. E il cerchio nero che lega la vicenda omicidiaria dalla scomparsa all’arresto del presunto responsabile, si chiude in queste ore. Quello che è apparso sin dai primi giorni fosse improbabile pensare rispondesse a un desiderio di allontanamento volontario, si delinea per ciò che tutti sospettavano potesse essere: il risultato di un brutale omicidio. Un’ipotesi investigativa poi tragicamente confermata dal ritrovamento, ad ottobre scorso, del corpo mutilato della giovane donna, madre di quattro figli, misterioramente sparita nel nulla una fredda mattina d’inverno uguale a tante altre. Rapita? Fuggita? Le indagini si sono spinte fino a Tenerife, ma il bagaglio, però, Elena Ceste non l’aveva preso; l’auto era rimasta parcheggiata in cortile; e in casa c’erano il suo telefonino cellulare e la sua fede nuziale. Una fuga volontaria, un malore, una disgrazia, forse addirittura un suicidio. Queste le primissime ipotesi azzardate. Fino, appunto, al 18 ottobre scorso, quando i suoi resti emergono da sotto terra per puro caso, durante lavori di ripristino di una roggia del rio Mersa. Il giorno della svolta investigativa: quello in cui, per caso, si scopre che quel restava della donna era sempre stato lì, a circa un chilometro dalla villetta di Costigliole dove Elena Ceste aveva vissuto con la famiglia.
Le tappe del giallo
A Costigliole in questi mesi si sono succedute preghiere, fiaccolate e cortei. Il marito, Michele Buoninconti, 45 anni, si è sempre dichiarato innocente. Ha detto di non voler parlare per proteggere i suoi figli. Fu lui – a suo tempo – a denunciare la scomparsa della moglie: «Lei quel giorno mi aveva pregato di passare a prendere i figli a scuola perché non si sentiva bene. Non l’ho più vista», si era affrettato a spiegare l’uomo agli inquirenti nelle prime ore della misteriosa sparizione. «Ora vorrei solo poterla seppellire», avrebbe aggiunto Buoninconti dopo mesi. Mesi di interviste, speciali e processi televisivi riservati al caso. Lasciandosi sfuggire, a pochi giorni dal ritrovamento di quei poveri resti, che effettivamente lui, Michele, il giorno in cui la moglie è scomparsa, era andato nel luogo in cui poi sarebbe stata ritrovata. «Ma non vidi nulla», ha sempre aggiunto. La procura di Asti non gli ha mai creduto. E dopo lunghe e meticolosissime indagini, che hanno visto l’iscrizione di Buoninconti nel registro degli indagati il 24 ottobre scorso, mercoledì è stata depositata in Procura la perizia con i risultati dell’autopsia sul corpo della donna. Oggi, 29 gennaio, la cronaca di un epilogo annunciato: il gip di Asti Giacomo Marson ha accolto la richiesta del pm Laura Deodato e ha arrestato il marito della vittima per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.