Quirinale, altri 10 grillini scappano da Grillo per inciuciare con Renzi
AAA cercasi parlametare. Per il Quirinale i giochi sono aperti. Non tutti alla luce del sole. Sale la febbre, c’è voglia di protagonismo e aumentano i sospetti. Nelle prossime ore, potete scommeterci, ne vedremo delle belle. Le fila, si sa, le tirano in pochi. Quelli che contano, in primis Matteo Renzi e poi giù giù, per “li rami”, passando per il redivivo Silvio Berlusconi, ognuno, nel suo ambito, alle prese con malpancisti, deviazionisti, minoranze bellicose, numeri che saltellano sul pallottoliere senza offrire certezze assolute. E poi i nomi che ballano in un totoquirinale defatigante.
Grillo alle prese con la diaspora
In questo frastuono allucinante la parola più ricorrente e abusata è “garanzia”. Tutti lì a dire che ci vuole un nome di garanzia. Che è come scoprire l’acqua calda. Sta scritto nella Costituzione che il Capo dello Stato deve esserne garante. Solo che tra quel che è scritto nella nostra Magna Carta e quel che dopo avviene nel concreto espletamento delle funzioni da parte di chi quella carica ricopre, scorre un fiume di interpretazioni, modelli, atteggiamenti e comportamenti a cui ognuno attribuisce un senso diverso. Bando dunque alle ipocrisie. Il termine serve solo a legittimare una scelta, un voto. Soprattuttio se è in difformità al partito-gruppo di appartenenza.
Il web e l’effetto “inciucio” sul Quirinale
Ed ecco spuntare altri 10 baldi parlamentari del Movimento Cinquestelle che lasciano Grillo e si apprestano, nel nome della “garanzia”, a sedere nel tavolo offerto da Renzi a chiunque voglia coglierne il verbo indicatore del nome su cui far convergere voti e offrire al Paese il Garante di cui, al momento, si conosce solo un generico (e scontato) identikit. A leggere la reazione di quelli (sempre meno) che sono restati con Grillo e Casaleggio, si è aperto il mercato, la campagna acquisti. I dieci non sono i primi – e ,verosimilmente, non saranno neanche gli ultimi – a lasciare i Pentastellati. La velocità di disgregazione del gruppo nato dal web è pari alla velocità di conquista delle masse di internauti di cui il comico genovese fu, due anni, fa indiscusso artefice, mandando al macero vetuste categorie politiche e obsoleti modelli organizzativi. Ironia della sorte: tra il web e l’inciucio, anche in casa grillina vince l’inciucio.