Rai, la riforma sul Tg unico può attendere. Slitta il parere sul piano

24 Gen 2015 10:22 - di Giorgia Castelli

Slitta a dopo le votazioni per il presidente della Repubblica il parere della Vigilanza sulla riforma dell’informazione Rai. Il dg Luigi Gubitosi vede quindi allontanarsi ancora il giorno del via libera al suo piano per i tg. Il presidente della Commissione, Roberto Fico, esclude ogni intenzione di affossare la riforma e assicura che si procederà celermente, non escludendo intese con quella parte dei renziani che più spinge per una rivisitazione dell’organizzazione delle testate del servizio pubblico per ridurre gli sprechi.

I paletti

La bozza di parere, che il relatore Pino Pisicchio ha rivisto alla luce delle considerazioni emerse nella discussione generale, pone molti paletti al dg. E soprattutto, nell’ultimo punto, contiene una disposizione molto temuta ai piani alti di Viale Mazzini, perché potrebbe allungare i tempi a dismisura, vanificando di fatto il lavoro svolto. Il testo stabilisce infatti che il manager Rai, una volta rivisto e integrato il piano alla luce delle sollecitazioni della Vigilanza, debba nuovamente inviarlo alla bicamerale per un’ulteriore verifica prima del via libera del cda. Il tutto indicando dettagliatamente i risparmi che ritiene di ottenere.

Il piano Gubitosi e le critiche

Il piano prevede la creazione in una prima fase di due newsroom, una con Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, l’altra con Tg3, Rainews e Tgr, che poi si fonderebbero in una sola. Gubitosi l’ha illustrato in cda, annunciando di voler chiudere la discussione, eventualmente passando al voto, entro la prossima settimana. Così non sarà, perché la riunione della Vigilanza in programma martedì prossimo, in cui era previsto il voto finale al parere, è stata rinviata. Ed è slittato anche il termine per la presentazione degli emendamenti, che sarà deciso lo stesso martedì in ufficio di presidenza. L’ultima bozza di parere da un lato contiene l’affermazione della necessità di «incoraggiare l’accelerazione di un processo non più rinviabile di riforma dell’informazione», dall’altro la considerazione che il progetto «non sembra garantire il pluralismo e l’identità editoriale delle singole testate e un loro adeguato raccordo con le reti di riferimento». Si invita, inoltre, a distinguere «il linguaggio e il modello delle informazioni all news, da quello di approfondimento» e a ricorrere «in una misura più ampia di quella attuale alle professionalità esistenti all’interno dell’azienda». Insomma, 17 punti con molti paletti. Il piano del dg, se non cassato, appare rimandato a settembre. Forza Italia, con Brunetta e Gasparri, ma anche Ncd, con Bonaiuti, hanno bocciato la riforma. Molte critiche sono arrivate anche da M5S e, in parte, dal Pd.

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