Il ricordo di Urso: «Quando il delegato gollista ci chiamò “partito fratello”…»
«Alleanza nazionale un obiettivo di sicuro l’ha raggiunto ed è un obiettivo storico e culturale. Oggi la destra si è ricomposta nel suo Paese, non siamo più esiliati in patria. Anzi, i valori il linguaggio i valori della destra italiana sono all’interno della storia d’Italia da cui sembrava espulsa». Adolfo Urso, che di Alleanza nazionale è stato il primo vice-coordinatore, si emoziona ancora a ricordare il congresso di Fiuggi. «La nostra era una classe dirigente giovane, ma che si era attrezzata attraverso gli anni di piombo. Era unita, coesa, era davvero una comunità. Oggi bisogna scommettere sulle idee. Facendo anche tesoro degli errori che si sono commessi».
Qual è stato il momento in cui ha capito che stavate facendo la storia?
«Quando intervenne, a sorpresa, il capo delle relazioni esterne del partito gollista, Richard Gazenave. Non era previsto alcun intervento di ospiti esterni, ma quella richiesta ci colse di sorpresa e lo facemmo intervenire. Ci attendevamo un intervento rituale, nel quale avrebbe semplicemente portato i saluti dei gollisti francesi…»
Invece cosa accadde?
«Era talmente entusiasta del nostro progetto che disse esplicitamente: “Questa è la destra che volevamo in Italia. Il partito gollista riconosce in voi il partito fratello”».
Un fuori programma per voi?
«Ma soprattutto per i nostri alleati. Erano stati scavalcati dall’intervento del deputato francese. Erano presenti i rappresentanti dei partiti del centrodestra dell’epoca. Ricordo che Giuliano Urbani telefonò direttamente a Berlusconi per chiedere di prendere la parola a nome di Forza Italia per accodarsi a quanto dichiarato da Gazaneve. Stessa identica cosa fece il rappresentante dei centristi, il senatore D’Onofrio. Quel deputato francese fece capire alla politica italiana che c’era finalmente, nel nostro Paese, una destra di governo».
Una nuova Alleanza nazionale può rinascere?
«Solo se non ci si accontenta del piccolo cabotaggio, della pesca delle occasioni. A mio avviso, accontentarsi di stare in Parlamento e di fare mera rappresentanza, non porta da nessuna parte».
Quindi lei ritiene che la destra possa tornare unita non accontentandosi di fare opposizione?
«Mi piace pensare che sia possibile, se si punta su un grande progetto. Alleanza nazionale aveva un progetto ambizioso, puntava a governare l’Italia. Altro aspetto fondamentale è dato dagli uomini e dalle donne che porteranno avanti questo progetto. Se quel sogno fu realizzato, vent’anni fa, è perché ci fu una classe dirigente unita. Su queste basi, sono convinto che la destra italiana possa ritrovare la strada forse ancora prima di quel che si pensi».