Ritmo: Renzi imita l’Albertone, ma l’Italia è stanca di promesse
Ritmo, ritmo. Matteo Renzi l’ha detto in perfetto stile Mario Pio alla ossequiosa platea dei giornalisti italiani nella sua conferenza stampa di fine anno: Il 2015 sarà all’insegna del ritmo. E nessuna, neppur accennata, risata è risuonata nell’austero consesso. Perché invece è certo che una bella, grassa risata, magari accompagnata da una pernacchia liberatoria avrebbe dovuto e potuto accogliere questo novello Conte Claro di Palazzo Chigi. Ma s’è mai sentita una domanda davvero cazzuta in una conferenza di fine anno? No, se dall’altra parte non c’è Berlusconi.
Come il tormentone cantato da Sordi
Cosicché sarebbe stato improprio sperare anche solo in una risata liberatoria. Poco importa se quel bulletto che spara gag in stile Fonzie si paragona un attimo dopo anche al coach Al Pacino di “Ogni maledetta domenica”. La sacralità della istituzione non permette simili scorciatoie ai giornalisti. E così niente sbellicamenti, né domande impertinenti. Certo, sarebbe bastato solo un momento di riflessione, per capire che il tema del ritmo, riferito all’Italia, un senso ce l’ha. Così si sarebbe capito chiaramente che lo show man di Firenze l’aveva mutuato. Certamente. E proprio dallo strampalato, ma famosissimo motivo “nonnetta“: sì, proprio quel tormentone cantato da Alberto Sordi.
Uno swing che lo ricacci lì da dove è venuto
Ecco che l’austera stampa nazionale avrebbe convenuto che un significato, quell’uscita, ce l’aveva davvero. Un senso proprio definito. Sarebbe bastato infatti andare su internet, cercare e leggere le parole della canzoncina e sostituire con Italia la parola nonnetta. Semplice, semplice. Il gioco è fatto. Si sarebbe scoperto l’arcano. Ovvero che Renzi parlava dell’Italia. Di questa povera e malmessa Italia. È a lei, e a tutti noi, che si rivolge quando sottintende quel che l’Albertone nazionale invece declamava con voce baritonale: “ritmo, ritmo… tu sei tanto stanca, tu sei paralitica… non puoi camminar… ritmo ritmo…” Eccolo svelato l’arcano. Il parolaio di Palazzo Chigi sa che la musica del suo flauto non è poi più così magica e suadente come qualche mese addietro. Sa che l’Italia non ce la fa più. Sa che è stanca di parole e promesse. Anche delle sue. E così si é inventato il ritmo. Ritmo per il nuovo anno. Swing non facile da eseguire. E che può ricacciarlo lì da dove è venuto.