Sos franchi tiratori: Renzi appeso a un’ottantina di voti incerti

30 Gen 2015 13:18 - di Alessandra Danieli

Sulla scelta del successore di Giorgio Napolitano aleggia l’incubo dei franchi tiratori che nel segreto dell’urna, pardon dell’Insalatiera, potrebbero far saltare il gioco di Matteo Renzi che sabato (al quarto scrutinio)  si accinge a cantare vittoria con l’elezione del suo candidato, Sergio Mattarella, grigio quanto basta per non farsi oscurare. Sulla carta il premier non dovrebbe avere problemi di numeri: Pd, Scelta civica, Udc, Autonomie, Psi, alcuni deputati e senatori iscritti da singoli al Misto e Sel dovrebbero convergere sull’ex ministro democristiano a partire dal quarto scrutinio per un totale di voti che oscillerebbe tra i 580 e i 585 e dunque sufficienti a raggiungere il quorum che da sabato scenderà a 505.

L’incognita

Se però Forza Italia, come sembra sicuro, e il Nuovo centrodestra  di Alfano dovessero continuare a dire no a Mattarella e i grillini a votare ad oltranza Ferdinando Imposimato, bastere “soltanto” un’ottantina di franchi tiratori per impallinare il candidato rendiamo e far saltare il giocattolo del premier. L’oscillazione dei numeri è dovuta alla scelta di  Grandi Autonomie e Libertà, il gruppo “tecnico” di area di centrodestra presente in Senato, che potrebbe dividersi. Sul quadro pesa anche l’incognita di 30 ex grillini che, dopo l’uscita dal movimento, non hanno aderito a nessuna altra formazione politica: di questi 22 dovrebbero votare in modo compatto. Dopo aver puntato su Stefano Rodotà non è chiaro cosa faranno dal quarto scrutinio in poi.

I numeri del Nazareno

Da solo il Pd conta su 445 grandi elettori, 60 in meno del quorum previsto dalla quarta votazione. I deputati sono 307, i senatori 108 (ma va tolto dal numero Pietro Grasso, che esercita le funzioni di supplenza del Capo dello Stato) e i rappresentanti delle regioni 31, ai quali si andranno probabilmente a sommare 2 eletti con liste civiche vicine al centrosinistra. Il successo, insomma, non è proprio scontato per Renzi, che per ricompattare la sinistra ha messo in conto la rottura con il Cavaliere. Tutto è appeso alla minoranza dem, che avrebbe voluto Anna Finocchiaro, e che all’ultimo potrebbe sfilarsi, magari in ordine sparso.

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