Statali trasferiti via Twitter? I sindacati bocciano “il metodo Madia”
La mobilità degli statali in salsa Madia provoca subito il mal di pancia dei sindacati: gli impiegati provinciali della Cgil protestano a piazza Montecitorio e davanti alle prefetture. Sono 1071 i dipendenti pubblici, soprattutto lavoratori delle Province, che verrano trasferiti in uffici giudiziari con carenza di personale. A dare conto dell’avvio delle operazioni è stato il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che via Twitter ha parlato di “mobilità sbloccata”, indirizzata dove c’è “carenza di personale”. Non solo, il ministro ha spiegato come la “priorità” negli spostamenti vada riconosciuta ai dipendenti delle Province. L’Upi era tornata a chiedere la precedenza nei bandi per i ventimila lavoratori “in soprannumero” nelle Province.
Sul piede di guerra
La risposta del ministro però non è piaciuta ai sindacati: secondo la leader della Cgil, Susanna Camusso, così si mettono «i lavoratori deboli gli uni contro gli altri». E rivolta a Madia ha posto un interrogativo, sempre con un tweet: «Scusa ministra, ma i tirocinanti della Giustizia… non avevi promesso: nessuno perderà il posto di lavoro?». Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, invece si è chiesto: «Come si pensa di applicare la mobilità senza un confronto con le parti sociali e i diretti interessati?». Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo cui «il problema della riorganizzazione della pubblica amministrazione non si risolve con gli annunci mediatici». Il bando per 1.071 posti a tempo indeterminato, full-time, in tutta Italia, si va da Trento a Catania, era atteso e con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale “l’esodo” può partire. Si tratta di mobilità volontaria ma per i dipendenti delle Province è la chance per non finire nelle eccedenze. Un’operazione così massiccia di trasferimenti da un comparto all’altro della pubblica amministrazione non si vedeva da molto, probabilmente, in termini numerici, è la più grossa mai fatta in un colpo solo, almeno guardando alle statistiche dell’Aran.
Le statistiche dell’Aran
L’ultimo aggiornamento, riferito al 2012, parla infatti di appena 2.495 trasferimenti da un’amministrazione all’altra complessivamente nell’arco di un anno. Fa domanda per spostarsi quindi lo 0,08% del totale dei lavoratori pubblici. Dati, che ricalcano lo stereotipo del travet immobile, fedele al suo ufficio dall’inizio alla fine della sua carriera. Ora però si tenta un cambiamento e l’avviso di mobilità volontaria per colmare i vuoti di personale sul fronte giustizia (dove mancherebbero circa ottomila dipendenti) dovrebbe essere solo un assaggio di ciò che sarà quando scatterà la mobilità obbligatoria (pur entro il raggio di cinquanta chilometri), prevista dal dl Madia e in fase di attuazione (si aspetta il decreto).