“Strade sicure” addio. La Russa: «Assurdo ridurre ora le pattuglie»

8 Gen 2015 17:52 - di Guido Liberati

«Il mio è un accorato appello al governo: non riducete i militari impegnati nell’operazione Strade Sicure. Lo dico senza polemica. Questo non mi pare il momento adeguato per non investire in sicurezza visto quanto accaduto in Francia». Lo ha dichiarato Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia assicurando di aver ricevuto «per via ufficiosa» la notizia che il governo procederà a ridurre di oltre 1.200 effettivi la componente militare delle pattuglie miste. «Una certa sinistra – aggiunge – mi accusò di voler militarizzare l’Italia ma nei comuni i cittadini e i commercianti hanno accolto con positività l’iniziativa, che ha aumentato di molto il livello di sicurezza percepita. Ecco allora che, invece di tagliare, sarebbe il caso di aumentare la presenza dei militari fino a 8000 unità, intervento che avrebbe un costo limitato per l’erario, ovvero solo 70 milioni all’anno. Chiedo quindi al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al ministro della Difesa Pinotti di non chinare la testa di fronte a esigenze di contabilità e anzi aumentare la percentuale dei pattugliamenti a piedi, che sono poi la parte più innovativa e più gradita dell’operazione».

Da Genova a Ragusa: ecco le città sguarnite

L’operazione strade sicure, avviata nel 2008 dal governo Berlusconi e fortemente voluta da Ignazio La Russa quando era ministro della Difesa, è stata portata avanti anche dai governi successivi, incluso quello di Renzi. L’ultima proroga risale al luglio scorso, quando Palazzo Chigi dispose la proroga fino al 31 dicembre 2014 del piano di impiego nazionale del contingente di 4.250 militari per il concorso con le forze di polizia nei  servizi di vigilanza e di controllo del territorio. Dal primo gennaio una circolare del ministro dell’Interno Angelino Alfano ha ridotto gli uomini delle forze armate da 4.250 a 3.000. Una decisione che ha comportato il ritiro da 8 delle 30 città assegnate. Inoltre, i militari non partecipano più alle pattuglie miste a piedi per il controllo del territorio insieme a  poliziotti e carabinieri, limitandosi ad assicurare la vigilanza a presidi fissi come ambasciate, consolati, aeroporti, stazioni, centri per immigrati. Il Viminale ha modificato il dispositivo, tenendo conto dei tagli, decisi per la spending review nell’ambito della Legge di stabilita’. Il dispositivo è stato così rimodulato ed otto città sono rimaste “sguarnite” della presenza di militari: Genova, Padova, Venezia, Prato, Siracusa, Agrigento, Ragusa e L’Aquila. Il nuovo assetto è in vigore per i prossimi tre mesi. Proprio adesso che l’Europa è nel mirino del terrorismo internazionale.

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