Tappatevi la bocca, la Fornero non si tocca: è la democrazia all’italiana
La legge Fornero non si tocca, niente referendum. L’ha deciso a sorpresa la Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il quesito proposto dalla Lega e su cui sono state raccolte le firme. La sentenza – fa sapere la Consulta – sarà depositata entro i termini di legge. Ma, intanto, i giudici costituzionali, riuniti in Camera di Consiglio, si sono espressi sulla questione sostenendo che la richiesta di far esprimere i cittadini sull’articolo 24 (Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici) del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici) risulta incompatibile con il dettato costituzionale.
Espropriati di un diritto
Hanno «fottuto un diritto sacrosanto dei cittadini», ha commentato a caldo Matteo Salvini, su Radio Padania. «Questa Italia – ha aggiunto– mi fa schifo e mi batterò per ribaltare la pronuncia. Come Lega faremo tutto quello che la democrazia permette, anche se ho dei dubbi che con oggi si possa parlare di democrazia in Italia. Spero che la gente rimanga tranquilla, però mi metto nei panni di chi ci sperava. È chiaro – ha affermato rilanciando la manifestazione del 28 febbraio – che lo slogan sarà “Renzi a casa” con le buone, ma non solo con le buone, perché questo sta sfasciando il Paese». E Daniele Capezzone (Forza Italia) sostiene che «è sempre un brutto giorno quando viene negata ai cittadini la possibilità di esercitare il loro diritto di voto referendario». «Anche in base alla mia personale storia referendaria e radicale, desidero dire che troppe volte, da circa 30 anni, la giurisprudenza della Corte ha enucleato criteri (condivisibili o no) certamente lontani dall’asciutto testo dell’art 75 della Costituzione, che si limitava a precludere i referendum solo in pochissimi casi: in materia tributaria e di bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali. E invece (comunque la si pensi nel merito dei quesiti leghisti) da troppo tempo si impedisce ai cittadini di usare la scheda referendaria anche su un arco molto più vasto di materie».
Sentenza politica
«Ormai i cittadini non contano più nulla», osserva da parte sua Adriana Poli Bortone, mentre Maurizio Bianconi (FI) la decisione conferma una volta di più che la Consulta è un organo «tutto politico». La Corte Costituzionale, insomma, tentando di chiudere il problema ne ha aperto uno nuovo. Cesare Damiano, esponente Pd e presidente della Commissione Lavoro non ha dubbi: la situazione non regge più, «il tema previdenziale va comunque messo all’ordine del giorno dal governo».