16 anni fa moriva Giuseppe Tatarella, l’ispiratore della destra di governo
Giuseppe Tatarella, l’ispiratore della destra di governo italiana, perdeva la vita esattamente 16 anni fa. Era l’8 febbraio del 1999 quando il suo cuore smise di battere durante un intervento di trapianto di fegato. La scomparsa di quello che in Italia veniva definito il “ministro dell’armonia” e che “le Monde” aveva ribattezzato “le renard” (la volpe) si è poi rivelata una vera catastrofe per la destra e il centrodestra. Tatarella fu il primo a parlare di destra di governo, di alleabilità, di bipolarismo, di alternanza di governo, di statuto dell’opposizione. E quando cominciarono le fibrillazioni interne al centrodestra, i primi screzi tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, si autonominò titolare dell’armonia della coalizione. Il suo contributo alla politica italiana è stato riconosciuto a 360 gradi quando era in vita e ribadito con ancora più forza dopo la sua morte.
Tatarella fu il precursone della svolta di Fiuggi
A Pinuccio Tatarella si deve la profonda svolta che prima portò Gianfranco Fini alla guida del Movimento sociale italiano e poi alla nascita di Alleanza Nazionale. Il politico pugliese sosteneva da anni, a volte isolato e anche “sbertucciato”, che l’identità non era la sola cifra politica della destra e che senza l’obiettivo di vincere e governare si finiva per essere politicamente sterili. Erano gli anni in cui ragionamenti del genere facevano urlare al compromesso, alla volontà di allearsi con un sistema politico che si voleva abbattere, ma Tatarella non mollò mai la presa. Sin dagli anni Ottanta sostenne che il centro sarebbe stato schiacciato dal bipolarismo, che il fiume della politica ha solo due rive e chi sta in mezzo con la zattera lo fa solo per accostarsi da una parte o dall’altra secondo convenienza. Poi la leadership di Fini, le picconate del suo amico Francesco Cossiga, gli scandali di Tangentopoli e i referendum di Mariotto Segni contro le multipreferenze e la legge elettorale proporzionale fecero il resto. Fu così che Tatarella vide dinanzi a se una prateria e tutte le tesi che aveva sostenuto in solitudine si rivelarono esatte.
L’amicizia tra Tatarella e Mattarella
Dopo la caduta della cosiddetta prima Repubblica bisognava scrivere le regole per il nuovo sistema politico. Era il 1993, la legge elettorale era stata “amputata” dal referendum di Segni e il Parlamento doveva intervenire con urgenza. Tatarella era capogruppo del Msi alla Camera e il partito decise di sostenere il vecchio proporzionale spaventato dal maggioritario e dai collegi uninominali, convinto che il nuovo modello lo avrebbe confinato in un angolo e sbattuto fuori dal Parlamento. Fu allora che Tatarella decise di giocare il tutto per tutto, nonostante la contrarietà del partito, convinto com’era che il maggioritario avrebbe costretto il centro a spaccarsi, con una parte alleata alla destra e una parte con la sinistra, sdoganando elettoralmente i voti missini. Il colpo di fortuna fu la nomina del relatore a cui fu affidato il compito di scrivere la legge elettorale. La scelta della Dc cadde su Sergio Mattarella, adesso presidente della Repubblica. Mattarella era estimatore ed amico di Tatarella, come conferma egli stesso in questo video, e strinse un’alleanza di ferro per scrivere a quattro mani le regole del gioco. Fu così che nacque il Mattarellum, la legge che porta il nome del capo dello Stato, e fu sempre così che dopo poco nacque il Tatarellum, di cui fu relatore l’esponente della destra, ma che fu sempre scritta a quattro mani. Alla fine il Msi in aula votò contro il Mattarellum, ma Tatarella che aveva portato a casa tutto quel che serviva per far nascere la destra alleabile e di governo per la prima volta in vita sua votò in maniera difforme dal partito, si astenne e festeggiò con l’amico Mattarella la nuova legge elettorale.
Il centrodestra riparta dagli insegnamenti di Tatarella
Sedici anni dopo ci si rende conto quanto al centrodestra manchi una mente politica come quella di Tatarella. Certamente si tratta di un vuoto incolmabile, generato dalla perdita di un politico eccezionale e per certi versi unico nelle intuizioni e nella capacità di costruzione di progetti apparentemente irrealizzabili. Alla destra e al centrodestra restano però le idee, gli esempi, gli insegnamenti e gli scritti di Tatarella, dai quali si potrebbe ripartire per costruire nuovamente una destra unita, forte, rispettata, alleabile, di governo, costruttiva, da innestare in un nuovo centrodestra capace di essere – per usare le parole di Pinuccio – la casa comune di tutti gli italiani non di sinistra. Se destra e centrodestra ripartissero da Tatarella potrebbero ritrovare se stessi ed incrociarsi di nuovo con la maggioranza degli elettori.