Alfano negli Usa: «Qui per sollecitare un’azione dell’Onu in Libia»

19 Feb 2015 9:40 - di Redazione

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha incontrato brevemente a Washington il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Entrambi nella capitale Usa per partecipare al vertice della Casa Bianca contro gli estremismi violenti, Alfano e Ban hanno avuto modo di scambiare qualche battuta. «Saremo sollecitatori di un’azione dell’Onu», lo ha spiegato il ministro dell’Interno italiano parlando della situazione in Libia. «L’Onu su questa vicenda deve fare fino in fondo la parte che le spetta, anche perché l’Italia non ha nessuna intenzione di muoversi sganciata da un quadro Onu e però la evoluzione rapida degli eventi in Libia giustifica e necessita la stessa velocità da parte dell’Onu e degli organismi multilaterali internazionali».

L’annuncio di Alfano per il 23 febbraio

Alfano nel corso di una conferenza stampa americana tenuta nella notte, ha detto che in Italia «chi prega ha il diritto di pregare e ha il diritto di dire che sta dalla parte della legge italiana e delle forze dell’ordine, di chi rischia la propria vita per difendere quella degli altri. È un dialogo che riprende il 23 febbraio e che pensiamo sia la strada giusta, ovvero alimentare ogni canale di dialogo che aiuti a prevenire eventi tragici in Italia». Il responsabile del Viminale, a Washington per partecipare al vertice della Casa Bianca contro l’estremismo violento, ha appunto annunciato che è stato convocato un incontro il prossimo 23 febbraio con le principali comunità e associazioni islamiche presenti in Italia. «Pensiamo che un dialogo che metta in chiaro la capacita’ del nostro governo e del nostro Pese di distinguere tra chi prega e chi spara sia un tema essenziale». Il ministro italiano ha sottolineato come «noi siamo parte di una comunità internazionale e siamo pronti a fare la nostra parte. Ma ogni ragionamento che individui un’azione specifica è prematuro, e in questo momento fuori luogo». Alfano ha anche parlato della minaccia di infiltrazioni con i barconi di immigrati. «Non c’è traccia reale di un nesso tra immigrazione e terrorismo. Ma non si può escludere nulla».

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