Banca dell’Etruria, spuntano i nomi delle Coop e degli amici di Renzi

16 Feb 2015 15:15 - di Mauro Achille

La Banca Popolare dell’Etruria è nell’occhio del ciclone. Commissariata dalla Banca d’Italia, è al centro della inchiesta della Consob sulle vendite “anomale”, registrate all’indomani del varo del decreto governativo di riforma delle banche popolari. L’istituto di credito di Arezzo era già stato oggetto di ispezioni nel periodo 2012-2013. Le carte poi sono finite in Procura. A marzo dello scorso anno, la Guardia di finanza ha fatto visita agli uffici di Palazzo della Fonte e passato al setaccio le filiali di Roma, Civitavecchia, Firenze e Gualdo Tadino. Obiettivo: far luce su uno degli affari più oscuri e controversi messo in piedi dalla banca. Si tratta dell’operazione “Palazzo della Fonte”.

Nomi altisonanti legati alla sinistra

Una vicenda complessa che si inquadra nel periodo in cui l’istituto era guidato da Giuseppe Fornasari. In quegli anni, viene creata una società consortile, “Palazzo della Fonte”, per raccogliere liquidità e migliorare gli standard patrimoniali, pur in presenza di un portafoglio crediti in piena sofferenza. Alla società finiscono 59 immobili (gestione e debito ipotecario compreso), per un valore di mercato di 82 milioni. Il 90% delle azioni ordinarie va nelle mani di “selezionati partner industriali e finanziari”. Oggi, l’Istituto possiede ancora il 27% del capitale in azioni privilegiate e l’8% in ordinarie. Pacchetti che sono ora sotto osservazione, come pure la parte immobiliare, e il panel dei partecipanti al consorzio.  E qui viene il bello. Si scopre che gli investitori che hanno preso la maggioranza del consorzio hanno nomi altosonanti. Chi più chi meno è collegato alle consorterie politiche di sinistra o comunque orbita nella galassia degli amici di Matteo Renzi. Ricaviamo l’elenco dal Corriere della Sera. Manuetencoop, per esempio, un gigante nei servizi agli immobili. Methorios. una società che offre consulenze finanziarie. Si tratta di società  quotate in Borsa.

C’è anche il birraio amico di Renzi

Con loro, troviamo vari privati. Azionisti che operano con le loro holding schermate da fiduciarie. C’è Finnat intestataria indiretta per conto di Vincenzo Crimi. Possiede un impero nel settore delle farmacie a Roma e provincia. C’è Matteo Minelli, imprenditore nel campo delle energie rinnovabili, con sede a Gualdo Tadino. Non solo. Minelli produce anche birra. E’ proprietario di Flea, il birrificio scelto dal premier Renzi per  le bevande (800 bottiglie) alla cena di autofinanziamento del Pd a Roma. E’ singolare che Minelli abbia ricevuto finanziamenti dall’Etruria proprio in coincidenza con il suo ingresso nel consorzio. Poi ci sono personaggi come Francesco Ginestra, proprietario di sale da gioco in Sicilia e presidente dell’Associazione giochi e scommesse. Poi ci sono i soci occulti. Chi si nasconde ad esempio dietro la Findi, una finanziaria con asset  per 75 milioni, completamente coperta da fiduciarie? Gratta gratta, sorprende che, nell’insieme, si tratta di investitori i quali, come annota Mario Gerevini sul Corriere, sono tutti “apparentemente lontani anni luce dalla realtà locale dell’Etruria, dei suoi immobili e delle sue sofferenze”.

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