Borghezio sotto processo a Milano: disse che «molti rom rubano»

16 Feb 2015 17:22 - di Franco Bianchini

Verrà ascoltato in aula a Milano il prossimo 15 maggio l’europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio, imputato per discriminazione razziale e diffamazione aggravata dalla finalità di odio razziale ed etnico per alcune frasi contro la comunità rom pronunciate l’8 aprile del 2013 nel corso della trasmissione La zanzara su Radio24. Lo hanno stabilito i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduti da Mariarosa Busacca, davanti ai quali si è aperto il processo a carico dell’esponente del Carroccio.

Le parole di Borghezio sui rom a “La Zanzara”

Per l’esame di Borghezio, difeso dagli avvocati Mauro e Guido Anetrini, è stata scelta una data compatibile con gli impegni al Parlamento europeo. Sono stati citati come testimoni dalle parti e dal pm Piero Basilone, inoltre, i conduttori della trasmissione radiofonica Giuseppe Cruciani e David Parenzo. In particolare, Borghezio nell’intervista si scagliò contro la visita di otto giovani rom alla Camera, invitati dalla presidente Laura Boldrini in occasione della “Giornata internazionale dei rom dei sinti”. Dopo averli definiti «facce di c… che qualche presidente della Camera riceve», l’eurodeputato aveva aggiunto, tra l’altro, di sperare «che non portino via gli arredi della Camera». Aveva anche detto che «una buona percentuale dei ladri sono rom» e che rispetto al lavoro sono «come l’acqua con l’olio».

Le associazioni rom parti civili

Parti civili nel processo, assistite dall’avvocato Gilberto Pagani, sono tre associazione di rom (Upre Roma, Sucar Drom e Nevo Drom), che si erano già costitute nel corso dell’udienza preliminare insieme a uno dei giovani che parteciparono alla visita alla Camera. La Commissione affari giuridici del Parlamento europeo, tra l’altro, aveva deciso di negare l’immunità all’eurodeputato, spiegando, in sostanza, che «non è opportuno che l’immunità parlamentare copra tale dichiarazioni» che, secondo i regolamenti interni, sarebbero sanzionabili anche se pronunciate nel Parlamento Ue.

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