Sanremo, la barba di Conchita Wurst e i turbamenti di Luxuria
Conchita Wurst era passato/a a Sanremo senza turbare gli equilibri tra melodia e buoni sentimenti imposti dal conduttore Carlo Conti. Complice anche l’orario in cui l’artista si era mostrato al pubblico sanremese: dopo la mezzanotte. Una scommessa premiata dagli ascolti e soprattutto coronata dalla vittoria del pop lirico de Il Volo. Tre ragazzi con la faccia pulita, nessuna trasgressione alla tradizione musicale del Bel Paese. Quasi come se fosse tornato a vincere Claudio Villa. La barba di Conchita era stata archiviata e dimenticata, com’era giusto che fosse. Unica traccia del suo passaggio all’Ariston quelli che per il sabato di Carnevale hanno pensato di vestirsi come Tom-Conchita Wurst, con la barba folta e i pizzi neri malandrini e il selfie di rito con la scritta: mi riconoscete?
La polemica su twitter
L’occasione sprecata – l’artista che piace al mondo Lgbt non ha fornito appigli per rilanciare sui diritti gay – ha fatto venire in mente a Vladimir Luxuria un’altra possibilità. Se Conchita si è limitata a cantare perché non prendersela con Carlo Conti che l’ha chiamata Tom, appellandola al maschile? Uno sgarbo oscurantista? Una caduta di stile o un fatto del tutto normale? Una scelta tutto sommato difficilmente contestabile, visto che l’unione dei generi maschile-femminile è evidente nella stessa decisione di Conchita Wurst di presentarsi come maschio (la barba) e come femmina contemporaneamente. Ma Luxuria non ci ha pensato due volte e in un tweet ha chiesto a Conchita: davvero Conti si è messo d’accordo con te prima di chiamarti Tom? E lei/lui risponde: “No, io ne sono rimasta stupita”. Gli ingredienti per la polemica sono così serviti e magari la discussione sarebbe anche decollata se l’Italia non avesse guai più seri alle porte. Ma se l’Isis avesse tardato solo un pochino a minacciarci dalle sponde libiche chi avrebbe frenato l’irritazione per i diritti violati della drag queen?