Condonare il debito greco è una trappola che la Bce non può accettare
La decisione della Bce di sospendere il finanziamento diretto alle banche greche dimostra che Francoforte e’ ben coscia dei rischi che stiamo correndo. Francesco Giavazzi , sul Corriere della Sera, raffredda gli entusiasmi che hanno accompagnato l’avvento del nuovo governo di Atene e denuncia “la trappola” in cui si potrebbe cadere ove si accettassero le richieste provenienti da Tsipras. Una trappola che porterebbe alla fine dell’euro.
Perdita di credibilità
Accettare la ristrutturazione dei titoli di Atene, acquistati nel Duemila nell’ambito del “Securites market programma”, circa 31 miliardi, significherebbe in sostanza violare i trattati europei, che impediscono di finanziare debiti pubblici stampando moneta. I governi possono condonare tutto, osserva Giavazzi, ma la Bce non può farlo. Significherebbe “accettare perdite sui titoli pubblici che ha acquistato”. Non solo. Al danno finanziario si aggiungerebbe anche una perdita di credibilità complessiva della istituzione guidata da Draghi e delle politiche fin qui messe in atto. Giavazzi ricorda che la Grecia, abbandonando il programma concordato con la Troika, di fatto , ha già violato le regole. La decisione della Bce, aggiunge, potrebbe rappresentare il “primo passo verso la fuoriuscita della Grecia dall’Unione monetaria”. Allo stesso tempo, fa capire che se l’obiettivo strategico di oggi, messo in risalto dalla “accondiscendenza verso Tsipras, era dare scacco matto alla Bce”, costringendola apertamente a violare i trattati, e di conseguenza, a bloccare il cosiddetto “Quantiative Easing” ( l’acquisto programmato di titoli pubblici) che la Bce ha annunciato il 22 gennaio, non ci sarà spazio per le trappole. Soprattutto perché, spiega l’economista, “eliminare il paracadute per l’euro” significa mettere a rischio l’intera architettura dell’Unione europea.