Gentiloni fa Superman: lavoriamo per i Marò e per lo Stato palestinese
«Voglio ricordare i Marò trattenuti da più di tre anni in una situazione che rappresenta per il nostro Paese una ferita aperta», è uno dei primi passaggi dell’informativa alla Camera del ministro Paolo Gentiloni in materia di politica estera e crisi internazionali.
Marò, soluzione più vicina?
A proposito del destino di Latorre e Girone, il ministro degli Esteri ha voluto ribadir che il Parlamento si è sempre espresso «in modo unito univoco» e che il governo «sta lavorando senza clamore ma con le premesse per avviare a soluzione questa crisi». Parole ripetute ciclicamente dai premier e dai ministri degli Esteri che si sono succeduti dal 2012.
Gentiloni: sì allo Stato palestinese
«C’è il diritto dei palestinesi a un loro Stato e il diritto dello Stato di Israele a vivere in sicurezza di fronte a chi per statuto vorrebbe cancellarne l’esistenza», ha detto ancora il titolare della Farnesina, «in questo quadro il governo valuta favorevolmente l’impulso parlamentare a promuovere il riconoscimento di uno stato palestinese e a fare tutti gli sforzi per riprendere il negoziato tra le parti». Parole forti destinate a fare clamore nell’opinione pubblica storicamente divisa sul conflitto israelo-palestinese.
Isis, faremo la nostra parte
«Non ci sono da parte nostra né crociate né avventure, c’è la considerazione del fatto che occorre battersi per difendere la democrazia e la libertà», ha ribadito Gentiloni a proposito della minaccia dell’Isis, assicurando che L’Italia farà di tutto per difendere «la propria sicurezza contrastando questa barbarie».
Fermezza con Mosca
«Non abbiamo bisogno di parole forti nei confronti della Russia ma di fermezza da una parte e ricerca del dialogo dall’altra», è questo, ha anticipato Gentiloni, il messaggio che «il premier Matteo Renzi porterà nell’imminente visita a Kiev e Mosca».