Giorno del Ricordo: a Trieste l’incontro tra Fini e Violante
In mattinata la cerimonia solenne al Monumento nazionale alla Foiba di Basovizza, nel pomeriggio un confronto pubblico al Teatro Verdi di Trieste alla presenza di Gianfranco Fini e Luciano Violante, rispettivamente il proponente della legge che poi istituì il Giorno del Ricordo e l’allora presidente della Camera dei Deputati. Un incontro che avviene a 17 anni da quello che si tenne nello stesso luogo nel marzo del 1998 e che pose le basi per l’istituzione del Giorno del Ricordo, poi divenuto legge per iniziativa di Roberto Menia.
Baisovizza, memoria e futuro
Menia ha vissuto un’intensa giornata iniziata «con commozione alla cerimonia ufficiale aperta dallo schieramento dei labari, seguito dall’alzabandiera della Scuola militare Nunziatella e dell’Associazione Alpini-Sezione di Trieste . Una cerimonia sempre vibrante, permeata dalle parole dell’arcivescovo di Trieste: la vigilanza sulla memoria riguarda più che il passato, il nostro presente e il nostro futuro». La cerimonia era più affollata del solito racconta Menia, così come gremita era la sala dove Fini e Violante «hanno dato vita a un dibattito di grande spessore culturale, riprendendo il filo di un discorso che fu determinante per l’istituzione del Giorno del Ricordo. Durante l’incontro sia Fini sia Violante si sono concentrati sull’importanza di andare oltre il momento della memoria per costruire “nuovi ponti”. Da Fini è partito l’auspicio che il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella possa riprendere una iniziativa che, “motu proprio”, assunse Carlo Azeglio Ciampi, quando proposte di onorare con medaglia d’oro Zara, una città che era italiana, ma ci furono tali proteste da parte croata che fecero archiviare quella idea.
«E ora un convegno nazionale»
Fini e Violante hanno parlato soprattutto di futuro, racconta Menia, focalizzando il discorso sui «fatti che dovranno seguire alle parole». Spiega Menia: «C’è un tavolo convocato per giovedì prossimo a Roma fra governo e esuli sulla questione molto delicata degli indennizzi che gli italiani del confine orientale attendono dopo 70 anni. È un impegno che il governo si è preso e al quale «dovrà dare risposte soprattutto di ordine morale», come ha auspicato Violante. Per il quale «l’impressione è che questa vicenda sia ancora coperta da una discriminazione che va superata. Sarebbe importante un convegno a Roma su foibe e esodo: servirebbe per fare un passo avanti nella “nazionalizzazione” del tema. Se diventasse argomento nazionale, allora su queste vicende ci sarebbe maggiore partecipazione».