Giorno del Ricordo, Mattarella: «Sana una ferita nella coscienza nazionale»
Il Giorno del Ricordo è una ricorrenza che «contribuisce a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale». A dirlo è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia alla Sala della Regina della Camera, durante la quale ha premiato gli studenti delle scuole vincitrici del concorso “La Grande Guerra e le terre irredente dell’Adriatico orientale nella memoria degli italiani”, promosso dal ministero dell’Istruzione.
Mattarella parla di «pagina strappata»
«Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia», ha aggiunto il capo dello Stato, sottolineando che «oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche».
Il Giorno del Ricordo secondo Boldrini
Un richiamo all’Europa come «grande spazio comune e opportunità di pace», è stato fatto anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che nel corso della giornata è stata indirettamente oggetto di diverse critiche per non aver previsto un momento di riflessione e omaggio alle vittime delle foibe anche in aula. Nel suo intervento alla Sala della Regina, dove era presenta anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, Boldrini ha detto che il Giorno del Ricordo «ci insegna innanzitutto che le dittature hanno dentro di sé il germe avvelenato della violenza e della sopraffazione. E questo vale – ha aggiunto – nel caso degli eventi che stiamo ricordando oggi, sia per la dittatura fascista che per la dittatura comunista jugoslava».
Il ministro Giannini contro il negazionismo
E della ricorrenza non solo come «un tributo doveroso alla memoria», ma come antidoto «al negazionismo sottile e insidioso» ha parlato anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, rivendicando l’impegno delle scuole, delle università e del mondo della ricerca «per liberare le generazioni» dalla «falsa credenza che certi eventi riguardano solo un territorio, un pezzo di paese, e non tutto paese». Richiami di alto valore che, però, come dimostra la cronaca della giornata, troppo spesso restano ancora petizioni di principio, anche all’interno delle istituzioni.