Gli scafisti minacciano la guardia costiera italiana: ma che paese siamo?
Barconi carichi di migranti e di disperazione continuano ad arrivare dalla Libia, a dimostrazione che il timore di una grande fuga dal paese nordafricano manifestato nei giorni scorsi da analisti, 007 ed esperti del Viminale era fondato.
Con i kalashnikov contro la guardia costiera
Un’escalation comprovata anche da reazioni inedite come quella che domenica ha visto quattro uomini armati di kalashnikov, su un barchino, minacciare una motovedetta della Guardia Costiera italiana che stava soccorrendo un’imbarcazione con migranti a bordo, a circa 50 miglia da Tripoli. Gli uomini armati hanno intimato agli italiani – il personale a bordo delle motovedette che fanno operazioni di ricerca e soccorso non ha armi – di lasciare loro l’imbarcazione dopo il trasbordo dei migranti. E così è avvenuto. “Un fatto allarmante, che segna un ulteriore salto di qualità” degli scafisti, ha commentato Maurizio Lupi, titolare del ministro delle Infrastrutture da cui dipende il Corpo della Guardia costiera. L’episodio ha creato sconcerto e indignazione: molti esponenti del centrodestra hanno fatto notare che il prestigio dell’Italia è ormai un ricordo lontano. “ma che paese siamo”, si chiede Francesco Storace su twitter, se gli scafisti minacciano la guardia costiera?
Bloccare il traffico di essere umani
Se l’Isis dovesse prendere in mano il traffico degli esseri umani, nessuno può escludere che i barconi possano essere utilizzati per far arrivare in Europa potenziali terroristi. Sembra non avere dubbi a questo proposito il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. “Il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti del Nordafrica, che già mesi addietro avevo segnalato, sembra essere stato scoperto anche dall’Europa e dal Ministro degli Esteri. Ma si tenta di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Almeno in questo caso – osserva – si cerchi di passare dalle parole ai fatti e lo si faccia con la massima urgenza. Bisogna bloccare immediatamente le partenze dei barconi dalle coste libiche e sospendere contemporaneamente Triton”. Analogo concetto è espresso da Maurizio Gasparri in un editoriale sul Tempo.