Grecia e Ucraina fanno tremare l’Europa. A Minsk il piano di pace?
Grecia e Ucraina fanno tremare l’Europa, titola La Stampa di Torino, e nell’ideale sottotesto naturalmente il rimando è al braccio di ferro in corso tra la Merkel e Tsipras, come tra Putin e Obama. Così, mentre a Kiev continua l’offensiva dei filorussi, a Kramatorsk non smette di deflagrare l’orrore della strage di civili compiuta alla vigilia del vertice di pace di Minsk. Intanto, ad Atene si è chiuso senza sorprese il voto di fiducia per il governo greco di Alexis Tsipras, promosso in parlamento a due settimane dalla nascita, mentre ancora poco prima del voto il premier greco ha rilanciato la sfida all’Ue per una rinegoziazione del debito, sottolineando che «indietro non si torna» e che la nuova Grecia rifiuta le ricette dell’austerità che conducono a «una vita di miseria».
Scambio di cortesie diplomatiche
Come noto, secco è arrivato il no tedesco al piano di allungamento del debito presentato da Atene. In aiuto della Grecia, invece, è intervenuta in queste ore la Russia che, come riportato dall’agenzia ufficiale Tass, attraverso il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov «prenderà in considerazione» la possibilità di concedere «aiuti finanziari alla Grecia se tale richiesta arriverà» da Atene. Di contro a sua volta, in nome di un recirpoco scambio di cortesie diplomatiche, la Grecia si è detta contraria all’idea di esercitare pressioni sulla Russia attraverso le sanzioni per la crisi ucraina. A dichiararlo, stavolta, il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, citato dall’Interfax, dopo l’incontro a Mosca con il capo della diplomazia russa Lavrov. «C’è bisogno – ha detto Kotzias – di cercare altri strumenti, altre soluzioni adeguate».
I punti di un possibile piano di pace
Intanto mentre crescono le attese a Minsk per il summit in «formato Normandia» tra Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande sul nuovo piano di pace per il martoriato sud-est ucraino, che anche oggi registra un alto numero di vittime per l’intensificarsi dei combattimenti, spuntano i principali punti dell’ipotetico accordo nel Donbass, che aspira ad essere una riedizione aggiornata degli accordi di Minsk del 5 settembre scorso, ripetutamente violati da ambo le parti. E cresce, contestualmente, la pressione da Bruxelles dove fonti Ue fanno sapere che nel caso di «un chiaro fallimento» in Bielorussia, i 28 si preparano a superare la fase 3 contro Mosca «con un inasprimento delle sanzioni economiche». Ecco allora i punti di un possibile piano di pace:
1) Immediato cessate il fuoco.
2) Definizione della linea del fronte, probabilmente sulle posizioni attuali, con i separatisti filorussi che hanno conquistato un migliaio di kmq in più rispetto agli accordi del 5 settembre.
3) Creazione di una zona demilitarizzata più ampia di quella di 30 km (15 per parte) prevista dagli accordi precedenti, con il ritiro di tutte le armi pesanti.
4) Meccanismi di controllo per il rispetto dell’intesa (osservatori Osce o forze di pace) e definizione dei tempi per la sua attuazione.
5) Scambi di massa di prigionieri.
6) Amnistia per i miliziani.
7) Status speciale per le regioni separatiste.
8) Controllo dei confini russo-ucraini.