I quotidiani del 2 febbraio visti da destra: 10 articoli da non perdere

2 Feb 2015 9:59 - di Romana Fabiani

La stampa di oggi è  occupata dagli scenari del dopo-Quirinale. I riflettori sono puntati sulla galassia del centrodestra e sul possibile cambio di maggioranza dopo la ricomposizione della sinistra con la minoranza dem che batte cassa. Sul fronte azzurro crescono le fibrillazioni mentre in casa popolare scatta la resa dei conti tra renziani e anti-renziani.

1) Centrodestra senza guida. Parte la lunga marcia (Il Messaggero, pag.1)

Il politologo Alessandro Campi si concentra sui destini del centrodestra dopo l’insuccesso di Berlusconi nella partita quirinalizia. La crisi del fronte moderato – sostiene – viene da lontano ed è accentuata dall’asimmetria del sistema italiano nel quale la lettera della Costituzione è contraddetta dalle pratiche.

2) Il Cavaliere: sì alle riforme, ma stavolta voglio trattare io. Berlusconi avverte: so che le cose devono cambiare e cambieranno (Il Giornale, pag.6)

Berlusconi affronta il nodo dei dissidenti azzurri: è  normale che  si lamentino però dobbiamo restare uniti. L’ex premier è  anche  convinto che, dopo gli strappi passati, è necessario riallacciare i rapporti con Alfano e l’area popolare centrista.

3) Ncd, Alfano: non trattengo nessuno. E al governo ci faremo sentire forte (Il Messaggero, pag.9)

All ‘indomani dell’elezione di Sergio Mattarella non si placano le polemiche centriste dopo il via libera di Alfano alla candidatura dell’ex ministro democristiano. Le diplomazie sono  al lavoro con Maurizio Sacconi mentre Nunzia De Girolamo alza la voce e promette battaglia a partire dal Jobs Act e dalle riforme.

4) Gaetano Quagliariello: è ora di decidere da che parte stiamo. Patti chiari o Ncd saluta Renzi, ma il centrodestra va rifondato (Il Mattino, pag.7)

Da portavoce dei moderati Quagliariello mette in guardia dalla balcanizzazione, “serve un nuovo soggetto – spiega –  che unisca il meglio di Forza Italia, Ncd e Udc”  ma niente intese con la Lega. Guardando alle imminenti elezioni regionali esclude  alleanze “frutto solo di esigenze localistiche, non possiamo presentarci in Campania in un modo e in Puglia in un altro”. Il partito deve scegliere se restare o meno al governo.

5) Adesso Alfano prova a ruggire: chi non ci sta può andare via (Libero, pag.5).

Il ministro dell’Interno lancia un chiaro messaggio ai suoi che lo rimproverano di essersi piegato ai diktat di Renzi. “Restiamo al governo, quelli che non sono d’accordo sono liberi di lasciare il partito”, dice ma i malumori nelle file del Nuovo centrodestra aumentano, per il dimissionario Sacconi l’unica prospettiva è ricomporre l’area moderata.

6) L’ira di Nunzia De Girolamo: noi maggiordomi di Renzi. Dovremmo fare come la Lega con Berlusconi (La Stampa, pag. 3)

Dopo la conversione “mattarelliana” di Alfano Nunzia De Girolamo rompe gli induci e polemizza con i vertici di Ncd colpevoli di essere addomesticati da Renzi. “Il premier dice che noi siamo in confusione – incalza l’ex ministro –  fa riferimento a vicende come il sindaco di Milano, e Angelino e Lupi stanno zitti?”

7) Mattarella, lo sgarbo e il futuro del Patto del Nazareno (Corriere della Sera, pag.1)

Nel suo editoriale Angelo Panebianco  si interroga sulla vittoria di Renzi di oggi che potrebbe rivelarsi un boomerang domani. Il punto riguarda il futuro della collaborazione  tra il premier e Berlusconi. Per il politologo è molto  probabile che, digerita la sconfitta, fattosi una ragione dello «sgarbo» subìto), Il Cavaliere sia di nuovo pronto, tra qualche tempo, a puntellare Renzi sulle riforme.

8) Delrio: non esiste alcun metodo Quirinale. Su italicum e riforme non cambia niente (Repubblica, pag.1)

Intervistato da Francesco Bei il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,  Graziano Delrio, spiega che  l’elezione di Mattarella non cambia il percorso delle riforme:  “Sarebbe sbagliato pensare che serva ad altre cose. Per intenderci, non sono state le prove generali per altre operazioni politiche. Non sta in piedi la storia dei due forni”.

9) Salvini: via ai venduti ecco la mia destra (Il Tempo, pag.1)

Il leader della Lega fa un bilancio di queste ore e ricorda con malcelato orgoglio il consenso crescente per il Carroccio. “Eravamo morti, ora siamo il terzo partito”. Poi analizza la crisi del centrodestra e apre a Meloni e Fitto guardando però a un progetto comune. “Silvio è in confuzione, Alfano un irresponsabile”.

10) Urbani: Silvio in declino ha puntato tutto su uomini senza cultura politica (Corriere della Sera, pag. 8)

La storia di Berlusconi non finisce in gloria. L’ex ministro azzurro, Giuliano Urbani,  punta l’indice contro la dirigenza forzista e gli errori del Cavaliere: e che ti volevi aspettare – dice – se ti affidi a gente come Verdini? Il suo è un giudizio impietoso: chiunque con un po’ di cultura politica avrebbe capito che sul Quirinale Renzi sarebbe partito dall’unità del suo partito.

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