«Il frigo va spento?». Ma centomila immigrati non passano i test d’italiano

18 Feb 2015 17:15 - di Luca Maurelli

L’ultimo caso di bocciatura, per manifesta “non italianità”, risale al mese scorso, quando in un paesino del Varesino, Uboldo, un’immigrata nordafricana non riuscì a pronunciare la fatidica frase “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi”. Non per disprezzo del tricolore, per carità, ma per mancata conoscenza della lingua italiana, che però dovrebbe essere alla base dell’integrazione prima e della concessione della cittadinanza poi. In quell’occasione, il sindaco scelse di rimandare la questione, invitando la donna a imparare a memoria le parole del giuramento e a comprenderne il significato. Ma in tanti altri casi, il superamento di un test d’italiano da parte degli immigrati è la pre-condizione per ottenere la cittadinanza italiana, come prescritto da una legge del governo Berlusconi e del ministro Maroni risalente al 2010.
Il cittadino straniero che vive legalmente in Italia da più di 5 anni e intende chiedere il permesso CE per soggiornanti di lungo periodo (articolo 9 testo unico immigrazione) deve infatti sostenere e superare il test di conoscenza della lingua italiana. Peccato che dal 2010 solo un immigrato su tre si sia sottoposto a questi test (fonti Viminale) e che in quasi centomila siano stati bocciati. Con la possibilità di ripetere, entro tre mesi, il test. Quasi un giochino, dunque, ma sul quale andrebbe fatta una riflessione: se i test sono quelli che simulano le prefetture e le agenzie specializzate, con domandine tipo “dov’è il Colosseo” e “il frigo va spento quando si parte?” (vedi foto), si può essere bocciati solo se non si ha la minia idea del Paese in cui ci si trova e si abbia poca voglia di conoscerne perfino la lingua.

Oltre seicentomila immigrati convocati per i test

All’11 febbraio 2015 sono state 693.017 le richieste di test di conoscenza della lingua italiana, debitamente inviate on line, dagli stranieri interessati a richiedere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Le 416 sedi attrezzate in tutta Italia – informa il ministero degli Interni – per tale scopo hanno consentito di attivare 20.622 sessioni di test e di convocare 650.351 stranieri. Di questi, sono stati 483.473 a presentarsi, con esiti positivi per 386.280, mentre non risultano aver superato il test in 97.193. Gli assenti giustificati al test sono stati 105.245, gli assenti ingiustificati 33.481. I non ammessi risultano complessivamente 1.123. La prefettura più impegnata è stata Milano con 59.666 convocazioni, seguita da Roma con 46.858, da Brescia con 26.960, Bologna con 18.237, Bergamo con 17.532 e Firenze con 17.165.

Negli Stati Uniti i test sono un po’ più difficili

I test d’italiano, parliamoci chiaro, non sono proprio insormontabili, hanno diverse sezioni, dalla comprensione al parlato, fino alle domande multiple, sono divisi per titoli di studio e hanno quasi sempre un supporto visivio di immagini e disegni. Niente a che vedere con quelli per ottenere la cittadinanza degli Stati Uniti. Dopo 5 anni di carta verde, chi chiede la cittadinanza in America deve infatti passare un test di 100 quesiti, all’Ufficio della Naturalizzazione, per dimostrare di sapere informazioni di base del paese in cui ha scelto di vivere. Sono promossi quelli che azzeccano almeno 60 risposte giuste su domande leggermente  più difficili di quelle sull’ubicazione di Roma e del Colosseo.

Commenti