India, brutali violenze della polizia contro la marcia dei cristiani
La polizia ha disperso sul nascere a New Delhi una manifestazione di cristiani convocati dall’arcivescovado cattolico in India col proposito di sollecitare al governo indiano maggiore protezione per fedeli e chiese da mesi sotto attacco nel Paese, e soprattutto nella capitale.
Nonostante si trattasse di un pacifico raduno di credenti, gli agenti sono intervenuti in forze, disperdendo la folla e caricando molte decine di persone, fra cui religiosi e anziani, su autobus che si sono poi diretti al commissariato di polizia di Parliament Street per l’identificazione.
Probabilmente, hanno segnalato i media indiani, il fatto che la dimostrazione coincidesse con la chiusura della campagna elettorale per le elezioni sabato del governo di Delhi ha spinto i vertici della polizia ad usare la mano pesante.
In un comunicato, però, l’arcivescovado ha sostenuto che «ancora prima che la protesta cominciasse, gli agenti sono intervenuti con una forza brutale ed hanno arrestato responsabili e partecipanti che giungevano per riunirsi davanti alla cattedrale del Sacro Cuore».
Appresa la notizia degli arresti e della «brutalità della polizia», l’arcivescovo della capitale, monsignor Anil Couto, ha parlato di «un triste incidente» condannando «fermamente l’azione della polizia che ha assaltato sacerdoti, suore e anziani che tenevano una manifestazione pacifica».
Nel 2014 in India 147 casi di violenze contro edifici di culto
Successivamente una delegazione ha potuto presentare il proprio cahier de doléance al ministro dell’Interno Rajith Singh, il quale ha assicurato che il governo non tollererà discriminazioni basate su caste o religioni e che è stato chiesto alla polizia di presidiare chiese e luoghi di culto cittadini.
Secondo la chiesa cattolica, nel 2014 due persone sono state uccise per la loro fede cristiana nel Paese, mentre si sono avuti 147 casi di violenze contro persone e edifici di culto, la maggior parte delle quali dopo l’insediamento del premier Narendra Modi, leader del partito induista di centro-destra Bjp, una forza nazionalista.
Da novembre, infine, solo nella capitale sono state attaccate cinque chiese. Da segnalare intanto l’incidente della non concessione del visto da parte delle autorità indiane agli arcivescovi Arthur Roche, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e Protase Rugambwa, segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, che dovevano partecipare a Bangalore a una conferenza su “Liturgia e Vita“. Non sono chiare le «ragioni tecniche» che hanno portato al rifiuto del visto. Alcune fonti si aggrappano al fatto che Roche e Rugambwa non avrebbero avuto «un passaporto diplomatico della Santa Sede, ma uno comune». Il particolare e’ stato tuttavia smentito da una autorevole rappresentante ecclesiastico a Delhi secondo cui i due dignitari, «avendo di fatto un rango di vice-ministri, disponevano senz’altro di passaporti diplomatici».