Isis, il video sui copti è falso? L’esperto: girato in studio, sfondo finto
Il video che mostra la decapitazione in Libia di 21 egiziani copti da parte dell’Isis potrebbe essere un falso. E’ la conclusione a cui sono arrivati alcuni esperti interpellati da Fox News, secondo cui le immagini sarebbero state girate in uno studio con l’aggiunta in un secondo momento dello sfondo, che rappresenterebbe un tratto di costa della baia di Sirte, e non del porto vicino Tripoli dove il video sembrava girato.
In particolare, a colpire gli esperti sarebbe la differenza tra le dimensioni di alcuni dei jihadisti vestiti di nero, a partire dallo speaker “Jihad Joseph“, che appaiono dei veri e propri “giganti” accanto alle loro vittime, sia nelle riprese da vicino che in quelle da lontano. Un “classico” – assicurano occhi esperti – di quando una persona viene ripresa in studio e dietro viene poi aggiunto uno sfondo con immagini esterne.
Il rumore del mare è una nota traccia audio, falso il sangue
Ancora: il rumore del mare sarebbe in realtà dato da una ben nota “audio-traccia”, mentre per gli esperti il ruscello di sangue che si vede alla fine del video sulla riva è palesemente non reale. «Un effetto simile al giorno d’oggi si può ottenere anche con le riprese fatte con uno smartphone, attraverso le app sui filtri fotografici», assicurano un paio di esperti di riprese cinematografiche.
Infine, per alcuni specialisti di medicina legale, le impronte sulla spiaggia non possono essere attribuite né alle vittime né ai carnefici: ennesima prova che quella spiaggia non è stata il teatro della carneficina.
Una «unità di crisi» è stata istituita su iniziativa del Sinodo della Chiesa copta ortodossa allo scopo di raccogliere dati e notizie su tutti gli egiziani che si trovano ancora in Libia, in modo da favorirne la rapida evacuazione e il ritorno a casa. Il “Comitato di crisi” – riferisce l’Agenzia Fides – fa capo a Anba Raphael, segretario del Sinodo, e sta raccogliendo in particolare informazioni tra le famiglie dei copti emigrati in Libia per motivi di lavoro, per poi provvedere al loro rientro in coordinamento con le istituzioni militari e civili egiziane. L’indicazione rivolta alle famiglie è quella di fornire al comitato, entro il 28 febbraio, notizie utili che aiutino a contattare i propri parenti emigrati in Libia, per poi elaborare piani di rimpatrio dalle varie regioni libiche, a partire da quelle più interessate dai conflitti.