Jobs Act, dal Cdm via libera ai decreti. È un altro schiaffo al Parlamento
Alla vigilia del primo anno di governo, all’indomani dell’ennesima fiducia, la 33esima, Matteo Renzi dà un nuovo schiaffo al parlamento. E lo fa con il consueto trionfalismo, raccontando nella conferenza stampa sul Consiglio dei ministri che «questa è la volta buona».
Restano i licenziamenti collettivi
Il premier ha vantato il via libero definitivo ai primi due decreti attuativi del Jobs Act come momento di svolta per «una intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari, ma non al precariato». E ha assicurato che il decreto «parla poco di licenziamenti collettivi e molto di assunzioni collettive». Sarà, ma il testo approvato dal Consiglio dei ministri è lo stesso sul quale si è consumato un lungo braccio di ferro tra il governo e le forze politiche, tra Palazzo Chigi e il Parlamento e che si era chiuso con le due commissioni di Camera e Senato che avevano dato parere negativo e chiesto di stralciare i licenziamenti dalla riforma. Chiesto per rimanere inascoltate. Renzi, nel corso di un Cdm durato cinque ore, ha deciso ancora una volta di tirare dritto rispetto alle indicazioni del parlamento e di un amplissimo fronte politico trasversale.
Il passaggio sul ddl Concorrenza
Dunque, licenziare sarà più facile ed essere reintegrati più difficile, mentre il premier racconta di una prossima battaglia ai gruppi di pressione che condurrà cavalcando il ddl Concorrenza: «Incontrerà in parlamento le resistenze delle lobby e noi le sfideremo», ha detto Renzi, anticipando novità su assicurazioni, telefonini e multe. «Più che liberalizzazioni io direi Italia Semplice, tutela dei consumatori, è il tentativo di attaccare alcune rendite di posizione», ha proseguito Renzi a proposito del ddl Concorrenza.
Dall’articolo 18 al Naspi
Ma il tono epico da “cavaliere che ha fatto l’impresa” ha percorso tutta la conferenza stampa, dal «noi rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro e l’articolo 18, i cococo ed i cocopro» al «con le tutele crescenti e il Naspi, quello che accadrà da ora che nessuno resta più solo quando perde il lavoro o viene licenziato». «Circa 200mila persone passeranno presto da contratti di collaborazione a un contratto di lavoro stabile», ha proseguito Renzi, aggiungendo che «agli imprenditori abbiamo tolto ogni alibi, a chi dice che assumere non è conveniente». «È la volta buona, ora o mai più. Dopo un anno di governo non avremmo pensato di essere a questo punto», ha poi aggiunto il premier, in una giornata in cui si sono iniziati a fare i primi bilanci sulla sua azione di governo.