La Guardia di Finanza nelle filiali di Veneto Banca: indagati i vertici
L’ex amministratore delegato di Veneto Banca, attualmente direttore generale, Vincenzo Consoli, e l’ex presidente Flavio Trinca, sono tra gli indagati nell’inchiesta sull’istituto di credito che ha portato ad una serie di perquisizioni da parte dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria e di quelli del Nucleo di polizia tributaria di Venezia. Sono complessivamente 16 i soci di Veneto Banca perquisiti perché risultati destinatari, nel tempo, di ingenti finanziamenti. Le perquisizioni hanno riguardato anche la sede legale ed amministrativa di Veneto Banca a Montebelluna. Le perquisizioni nelle sedi di Veneto Banca sono state disposte in un’inchiesta della Procura di Roma per ostacolo alla vigilanza. Titolari del procedimento sono il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto procuratore Francesca Loi. Oltre che alcune sedi di Veneto Banca, le perquisizioni, in totale una ventina, sono svolte anche nelle abitazioni di alcuni dirigenti e azionisti dell’Istituto. Nelle attività investigative dirette dalla Procura di Roma sono impegnati un centinaio di finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e del Nucleo di polizia Tributaria di Venezia.
Popolari, l’allarme di Gasparri
Nei giorni scorsi, il decreto che ridisegna la natura della banche popolari aveva sollevato molti interrogativi e attivato anche qualche Procura. «La denuncia della Consob, il commissariamento della Banca dell’Etruria e ora anche l’inchiesta della Procura di Roma. Cos’altro aspetta Renzi a ritirare il decreto sulle banche popolari?», ha denunciato Maurizio Gasparri (Forza Italia) sottolineando che «il governo ha commesso un vero e proprio abuso. Non c’erano – spiega – i presupposti di necessità e urgenza per giustificare un decreto. In questa materia serve una seria e lunga riflessione in Parlamento. Le manovre speculative sulle quali ora si sta puntando il faro potrebbero essere state alimentate proprio dall’annuncio del decreto». «Le inquietanti vicende di questi giorni – ha aggiunto Gasparri – alimentano i sospetti sul corretto operato del governo. Non solo si favorisce la colonizzazione del sistema creditizio italiano, ma è forte il dubbio che sia stato aiutato ad arricchirsi l’amico dell’amico o coperto il devastante buco di bilancio del Monte Paschi. Bisogna agire nella correttezza e nella trasparenza. Il ritiro del decreto è l’unica strada per porre fine a una vergognosa speculazione». In queste ore si è aggiunta l’inchiesta su Veneto Banca, che pure non è quotata in Borsa, a sollevare un ulteriore polverone e nuovi interrogativi sul decreto del governo.