Minoranza Pd in subbuglio: «La Costituzione non si cambia da soli»
C’è chi chiede di andare subito al voto, chi parla di “ferita istiuzionale“, chi critica la protervia di Renzi e chi prova a mediare. Ma i non allineati del Pd, dopo l’approvazione del pacchetto di emendamenti alle riforme costituzionali avvenuta in un’aula abbandonata dalle opposizione, sono di nuovo sul piede di guerra. Dal “renziano” non organico, come Roberto Giachetti, arriva un invito pressante: «Ecco il mio tweet per Renzi. Caro Matteo, visto quanto è accaduto nelle ultime ore, sono sempre più convinto che ormai c’è un’unica cosa da fare: andare al voto. Il capo dello stato dovrebbe decidere di sciogliere le Camere. Poi, dopo il tempo tecnico di 45 giorni o poco più, ogni momento è buono. A maggio – ricorda – ci sono anche le Regionali. C’è una proposta di legge che, con un solo articolo, prevede che con l’abrogazione del Porcellum si possa ritornare alla normativa precedente. E il Pd prenderebbe molti più parlamentari con il Mattarellum che con l’Italicum». Maggio, dunque. Per Giachetti i tempi ci sarebbero.
Minoranza Pd in difesa della Costituzione
Il suo annuncio di non votare sulle riforme “non è un Aventino, ma il tentativo di affrontare il grave problema politico dell’uscita di tutte le opposizioni“, chiarisce il deputato della minoranza Dem Stefano Fassina, che in un’intervista a Repubblica afferma: «Voglio rimanere coerente ai principi costituzionali. Abbiamo iniziato l’iter delle riforme riconoscendo l’errore del centrosinistra nel 2001, e poi del centro destra nel 2006, nella scrittura unilaterale della costituzione. Di fronte al rischio di ripetere oggi questo errore, avremmo dovuto sospendere i lavori, cercare un dialogo con le opposizioni. E poi ripartire», aggiunge. «Mi auguro e lavorerò fino all’ultimo perché non accada. Cambiare 40 articoli della Costituzione con metà dell’emiciclo disertata sarebbe una sconfitta per tutti. Bisogna fare ogni sforzo per evitarlo», attacca anche Gianni Cuperlo, in riferimento all’uscita delle opposizioni dall’aula della Camera. Intervistato dal Corriere della Sera ricorda anche che Renzi “per primo ha sempre detto che le riforme si scrivono assieme e non per una questione di bon ton ma perché regole condivise rendono la democrazia più solida. La penso così anch’io”. Saltato il patto del Nazareno, “ci sono gli spazi per migliorare quel che è giusto migliorare coinvolgendo nel percorso costituente anche altre forze”, a suo giudizio.