Primo maggio a Lampedusa: l’idea della Uil piace anche alla Camusso

24 Feb 2015 14:25 - di Redazione

Carmelo Barbagallo, segretario nazionale della Uil, da Napoli rilancia la proposta di festeggiare il primo maggio a Lampedusa. «Arriviamo lì con un traghetto anche noi – dice – e sbarchiamo sull’isola come i migranti». «Bisogna trovare una capacità di cooperazione – afferma il leader della Uil – combattendo i terroristi di tutti i colori, di tutto il mondo e di tutte le religioni, perché non è permesso a nessuno di ammazzare in nome di un dio. Non è immaginabile esportare la democrazia con i carri armati e importare però i terroristi con i barconi». Quanto al Mezzogiorno, «Renzi ha tolto 3,6 miliardi che spettavano al Sud per metterli nei 6 miliardi della decontribuzione che verrà data alle imprese. Una decontribuzione senza neanche un paletto, senza nemmeno chiedere, ad esempio, una assunzione a tempo indeterminato dopo tre anni di decontribuzione». L’eventualità di fare la manifestazione sindacale a Lampedusa è «una ipotesi interessante, il modo giusto per celebrare il primo maggio, dando un segnale di pace e integrazione. Stiamo lavorando perché diventi una proposta unitaria». Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un convegno.

A Lampedusa non solo il primo maggio

Ma il primo maggio non è la priorità per gli abitanti di Lampedusa. «Sulla nostra isola la situazione è disperata». Parola del Consorzio albergatori di Lampedusa che insieme agli operatori turistici, le associazioni di categoria del comparto marittimo e le associazioni commercianti hanno scritto un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lamentano «l’indifferenza generale sul nostro stato di disagio causato da un’economia locale che va a rotoli e dall’incertezza del futuro. Gli sbarchi dei migranti, ci hanno fatto conoscere al mondo più che delle nostre bellezze». «A Lampedusa il tempo si è fermato. Con quella che si andrà ad aprire fra qualche settimana, saranno già sette le stagioni turistiche vissute con l’incognita clandestini – prosegue la lettera al capo dello Stato – e non solo quelli che sono realmente approdati sull’isola dal 2009 a oggi, ma pure quelli che a Lampedusa non sono mai arrivati, vuoi perché sbarcati altrove, vuoi perché intercettati al largo e portati sull’isola maggiore, vuoi perché per sfortuna loro naufragati». «Ma per l’opinione pubblica sono arrivati a Lampedusa, grazie a un’informazione distorta e spesso ignorante. – sostengono – e noi operatori turistici e anche gli abitanti, ne paghiamo le conseguenze a causa delle disdette che la gente ci spedisce, credendo di andare ad imbattersi in chissà cosa». «Cosa bisogna fare? Non c’è più Mare Nostrum che tenga, nessun Triton ci salverà» spiegano. «Siamo trattati – protestano – da cittadini di serie B. Anche i clandestini che involontariamente sono causa delle nostre disgrazie, ricevono più attenzione di noi».

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