Meloni: stop ai profughi finché l’Isis non sarà cacciato dalla Libia

16 Feb 2015 13:49 - di Gloria Sabatini

«Stop totale all‘accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal Nord Africa. Perché va bene tutto, ma i flussi migratori li vogliamo scegliere noi e non farceli imporre dagli integralisti». Giorgia Meloni insiste con la linea dura a difesa della credibilità e dei confini nazionali. E torna a mettere all’indice la politica estera del bamboccione Renzi e dei suoi ministri.  «L’Isis controlla le coste libiche e gestisce il traffico di profughi – continua la leader di Fratelli d’Italia –  è l’Isis che decide chi viene decapitato sulla spiaggia e chi invece può imbarcarsi sui gommoni. Ma noi non possiamo consentire che dei terroristi facciano la selezione all’ingresso della nostra Nazione, perché è molto probabile che gli integralisti usino il traffico di disperati per far arrivare le loro cellule terroristiche».

Basta tentennare

Con l’escalation della crisi, all’indomani della decapitazione in Libia di 21 cristiani copti  e l’acuirsi della tensione tra Tripoli e Il Cairo (dopo i raid egiziani e l’ultimatum della Libia all’Egitto) la Meloni affida a Facebook la sua riflessione sui continui stop and go italiani che fanno rimpiangere (anche se non lo dice) la politica estera dello “strattonato” Cavaliere. «Basta tentennamenti  – scrive – la nostra Guardia Costiera si trova a fronteggiare vere e proprie azioni di pirateria: imbarcazioni veloci con persone armate che minacciano e depredano indisturbate. È ora che l’Italia utilizzi la Marina Militare e la Guardia Costiera per difendere i nostri confini, piuttosto che utilizzarle come se fossero organizzazioni umanitarie e di volontariato». Mancano gli uomini? «Se il personale non è sufficiente, possiamo sempre richiamare i nostri soldati dalle tante missioni internazionali alle quali partecipiamo. In particolare ci sono i due Marò, che ora ci sarebbero utilissimi, dimenticati da tre anni in India…». Sul web impazzano i commenti sull’ipocrisia del governo Renzi e il pacifismo a senso unico della gauche italiana. I più attenti ricordano le bislacche idee del presidente Napolitano che nel 2011 inneggiava all’intervento in Libia al fianco del “Risorgimento arabo”.

Da Renzi e dalla Mogherini il nulla

Fin dallo scoppio della crisi diplomatica con la Libia, Fratelli d’Italia, in sintonia con la Lega di Salvini, aveva chiarito la sua posizione, questa sì senza se e senza ma. «La Libia è fuori controllo, l’Isis conquista anche Sirte ed è ormai alle nostre porte tanto che gli integralisti rivendicano che l’Italia è a portata di missile dai loro territori. A questo assurdo epilogo – si legge in una nota di alcuni giorni fa  –  si è arrivati  per colpa della decisione della Francia di Sarkozy di muovere guerra a Gheddafi, degli Stati Uniti di Obama che hanno subito colto l’occasione per intervenire e della compiacenza di diversi settori dell’Unione europea che hanno fatto pressioni sul presidente Napolitano per zittire la contrarietà dell’allora governo di centrodestra». Parola d’ordine: basta subalternità alle decisioni straniere. «Prima che la situazione degeneri e l’Italia si ritrovi nella condizione di dover difendere militarmente i propri confini, il governo e il finora inoperoso Alto rappresentante della politica estera europea, Federica Mogherini, pongano immediatamente in discussione in sede Onu e Nato la necessità di un intervento militare volto a pacificare la Libia».

 

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