Niente musica dove comanda l’Isis: solo inni ad Allah
Isis, è un mondo cupo, senza gioia e senza canti quello che vuole imporre al mondo l’integralismo islamico. Anche la musica finisce infatti nel mirino dell’ideologismo cieco dei seguaci del Califfato. Nelle loro terre solo inni ad Allah. I miliziani dell’Isis in Libia hanno postato immagini sul web in cui si vede un gruppo di loro, tutti armati e incappucciati, che danno alle fiamme degli strumenti musicali, come sassofoni, bonghi, batterie e tamburi. Lo riferisce il Mail online, aggiungendo che le foto sarebbero state scattate nel deserto della Cirenaica vicino a Derna, città ‘fedele’ al Califfato. Un messaggio dell’Isis che accompagna le immagini spiega che gli strumenti musicali sono stati sequestrati perché “non-islamici” e che sono stati bruciati “in base alla sharia”.
L’Isis e il peccato. Che cosa dice il Corano
Vale la pena sottolineare che l’islam la musica è peccato. Secondo quanto stabilito dal Corano e dalla sharia, è infatti proibito l’ascolto della musica e dei canti che non siano religiosi (in particolare se provenienti da apparecchi elettronici, come radio o stereo). È assolutamente proibita la professione di cantante o musicista (in quanto permette di guadagnare denaro dalla produzione di musica). Sul sito al–shia.org è scritto che L’islam permette gli atti musicali solo a condizione che non siano dannosi alla morale islamica. Nella Sunna (la tradizione islamica codificata) è scritto: “La musica corrompe le menti della nostra gioventù. Non vi è differenza tra musica e oppio. Entrambe, ognuna a modo suo, creano una sorta di ottundimento dei sensi. Se volete che il vostro paese sia indipendente, allora bandite la musica, come un tradimento per la nostra nazione e per la nostra gioventù”. Non in tutti i Paesi islamici è ovviamente così. Anzi diciamo che decenni di evoluzione moderna hanno reso meno rigide le prescrizioni della tradizione. Ma il fanatismo dell’Isis è annullamento della storia, nel folle sogno di una “purezza” che produce solo violenza, miseria e tristezza.