Dopo otto ore di interrogatorio, il 17enne ha ammesso di avere di avere sferrato il calcio alla tempia di Aldo Naro, il medico di 25 anni ucciso la notte tra venerdì e sabato nella discoteca Goa di Palermo. È scattato così il fermo per omicidio disposto dal pubblico ministero della Procura dei minori, Caterina Bartolozzi, che lo ha interrogato assieme al procuratore Amalia Settineri e al pm Carlo Marzella. Si tratta di un diciassettenne che, accompagnato dai familiari, si è costituito al carcere minorile Malaspina del capoluogo siciliano: «Sono venuto a consegnarmi. Sono io quello che cercate».

La rissa che ha portato alla morte Aldo Naro

Dopo la testimonianza di una persona presente alla festa, gli agenti avevano perquisito l’abitazione del minorenne il 16 febbraio sera, ma non avevano trovato nessuno. Il giovane viene dal difficile quartiere dello Zen e, insieme ad altri amici, si sarebbe imbucato nel locale nella parte finale della serata, scatenando una rissa. Da quanto raccontato dai testimoni tutto sarebbe nato dal furto di un cappello da cowboy che apparteneva a un ragazzo della comitiva della vittima (era una festa di carnevale). Aldo Naro, appena laureato in medicina, era stato strattonato e scaraventato per terra. A quel punto il minorenne gli avrebbe sferrato un calcio alla testa che ha provocato la morte del ragazzo per emorragia cerebrale. Grazie alle telecamere installate al Goa, i carabinieri avevano incentrato le indagini su cinque giovani del rione a nord est della città, dove si trova il locale.