Pd: in soffitta la ditta Bersani-D’Alema-Veltroni, in auge gli ex Dc
4 Feb 2015 11:27 - di Silvano Moffa
La verità forse l’ha detta, con un pizzico di ironia, Enzo Amendola, un ex dalemiano, membro della segreteria del Pd. Spunta in un articolo di Maria Teresa Meli sul Corriere. “Tra un po’ in quanto ex ds mi metteranno in una teca”. Nella teca di quello che fu “il glorioso partito di Berlinguer“, poi Pds, in seguito Ds, infine Pd, ci sono già finiti alcuni nomi illustri: Bersani, Fassino, D’Alema e Veltroni. La schiera di improbabili pretendenti al titolo (di capo dello Stato) in epoca renziana. Sarebbe bastato che si accordassero tra di loro, mettendo da parte antichi rancori e pruriginosi antagonismi, per costringere Renzi a cedere. Invece, hanno lasciato che, nella partita più importante, quest’ultimo dettasse ritmi, tempi e soluzioni, puntando sulle loro antiche divisioni. Eppure avrebbero dovuto conoscerlo, Renzi. La lezione di Enrico Letta non è bastata a fargli aprire gli occhi. Il modo in cui l’ex sindaco di Firenze eliminò il suo antagonista a Palazzo Chigi e conquistò la segreteria del Pd è ancora lì a indicare comportamenti, stili, spregiudicatezza di un leader arrivato nei palazzi che contano, senza ancora avere una investitura popolare diretta. “In effetti hanno ben poco da lamentarsi”, sostiene Maria Teresa Meli, a caccia dei retroscena di cui sono pieni i palazzi romani. Per gli sconfitti del Pd vale l’antica massima: chi è causa dl suo male pianga se stesso. Così, per la prima volta da decenni, gli ex Ds perdono tutti i posti chiave. “Non hanno più la segreteria del partito, non la presidenza del Consiglio. E ora che Napolitano se ne è andato e al suo posto è stato eletto Sergio Mattarella non hanno più nemmeno il Quirinale”.
Nel Pd si sono perse le tracce di D’Alema
Del “deus ex machina” D’Alema si sono perse le tracce. Neanche più un posto dietro le quinte. Manco a dire che la loro ombra si rifletta su uno come Cuperlo. Tra lui e Renzi, “da quando non ci sono più i Ds di un tempo, non c’è partita”, assicura Franco Marini, che certo se ne intende. La ditta è finita in soffitta. Ora l’area è presidiata dagli ex Dc. Come antico copione, secondo le “migliori” tradizioni, gli scontri si sono trasferiti in quell’ambito. E’ lì che “si vedono guerreggiare gli ex Ppi: i fautori di Mattarella, come Delrio, Guerini, Rughetti e Fioroni contro Franceschini e tutti gli altri ex popolari che sostenevano invece Amato”. Insomma, cambiano tempi e ruoli, ma la musica è sempre la stessa.