Per i Ris la prova regina: «Yara è salita sul furgone di Bossetti»

17 Feb 2015 10:00 - di Redazione

Una nuova prova di rilevante peso emerge da uno degli esami effettuati del Ris dei Carabinieri: tracce dei sedili del veicolo di Massimo Bossetti sarebbero infatti state riscontrate sui vestiti di Yara Gambirasio, la tredicenne rapita e poi uccisa nel Bergamasco. Lo riporta, questa mattina, La Stampa. Il quotidiano torinese non esita a parlare di «svolta». La ragazza, quel 26 novembre 2010, sarebbe salita sul furgone di Bossetti. Sui suoi pantaloni sono stati trovate fibre dei sedili del camioncino del presunto assassino. Quegli esili fili di stoffa trovati sulla parte esterna dei leggings di Yara dopo una «rigorosa analisi» apparterrebbero proprio ai sedili dell’Iveco Daily di Bossetti.

Quei riscontri sul Pc di Bossetti

Sarebbe questo l’ennesimo elemento a carico del muratore in carcere per il delitto di Brembate. Secondo gli inquirenti di Bergamo, il movente dell’omicidio di Yara Gambirasio sarebbe un interesse ossessivo per le «ragazzine rosse tredicenni, vergini». Un movente nascosto nelle ricerche effettuate sul pc di Bossetti, in carcere dal giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la ragazzina, una tredicenne dal profilo molto simile a quelli ricercati navigando in internet. La relazione di 133 pagine consegnata dai consulenti al pm Letizia Ruggeri e letta attentamente dal gip Vincenza Maccora, che ha rigettato la seconda istanza di scarcerazione presentata dai legali di Bossetti, svela dettagli significativi. L’uomo accusato dell’omicidio, secondo la perizia, avrebbe usato «sistemi di navigazione privata o anonima» per non lasciare tracce delle sue ricerche, effettuate quasi sempre su Google. Inprivate Browsing, Sandbox, Ccleaner: sono alcuni dei programmi con cui Bossetti, secondo l’accusa, avrebbe cancellato ogni volta i dati relativi alle ricerche. Gli esperti, pur non riuscendo a rintracciare i video e le foto osservate dall’imputato, sono stati tuttavia in grado di risalire alle voci ‘cercate’ online sul suo Toshiba, fornendo quindi ulteriori indizi all’accusa: “tredicenni rosse per sesso”, “vergini”, “13 anni”, “ragazzine”. Ricerche che sarebbero proseguite fino al 29 maggio dello scorso anno, ovvero poco più di due settimane prima di finire in manette. E che sarebbero cominciate addirittura nel 2002. Il muratore di Mapello si sarebbe inoltre interessato, secondo quanto riportato dal gip, anche a fatti di cronaca che hanno coinvolto altri minorenni rapiti e violentati. Così come grande appare l’interesse per gli articoli apparsi sui siti web relativi all’omicidio di Yara.

 

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