Polanski sotto processo: il “genio maledetto” rischia l’estradizione
Il genio maledetto. Il regista sublime. Di Roman Polanski si è detto tutto e il contrario di tutto, la sua figura ha sempre diviso l’opinione pubblica, i suoi film hanno lasciato una grande traccia. Ora, a 81 anni, torna sotto i riflettori. E nel peggiore dei modi, perché si riparla di quella gravissima accusa che gli pesa sulle spalle da decenni: il “padre” di Rosemary’ Baby parteciperà infatti all’udienza il prossimo 25 febbraio a Cracovia che dovrà decidere sulla sua estradizione negli Stati Uniti. Lo riporta la Bbc online. Polanski è ricercato dalla giustizia americana dal 1977 dopo essere fuggito dagli Stati Uniti che lo accusavano di avere avuto rapporti sessuali con una 13enne. Anche se il tribunale di Cracovia dovesse decidere per la sua estradizione, la decisione finale spetta al ministro della Giustizia, che potrebbe approvarla o rigettarla. L’avvocato del regista, Jan Olszewski, ha confermato che il suo assistito parteciperà all’udienza. Polanski sta lavorando a un nuovo film in Polonia. Durante la sua permanenza i giudici polacchi hanno respinto una richiesta di arresto del regista da parte americana, ma hanno avviato le procedure per l’esame della possibile estradizione.
Le vicende che hanno sconvolto la vita di Polanski
Nel 1969 perse la vita per un incidente sciistico un suo grande amico, il compositore Krzysztof Komeda, le cui musiche erano presenti in quasi tutti i film di Polanski. Il 9 agosto, mentre il regista si trovava a Londra, la setta di Charles Manson fece irruzione nell’appartamento 10050 Cielo Drive, a Los Angeles dove Sharon Tate, all’ottavo mese di gravidanza, stava passando una serata con alcuni amici. Furono brutalmente uccisi Sharon Tate, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Jay Sebring e Steven Parent.
Questa vicenda lo sconvolse, creandogli sensi di colpa e rallentando la sua produzione. Il suo primo lavoro dopo l’accaduto fu un cupo e violento adattamento della tragedia di Shakespeare Macbeth (1971), con protagonista Jon Finch. Filmato nel parco nazionale di Snowdonia, nel Galles, il film ebbe grossi problemi di budget.
L’accusa di violenza sessuale
Nel 1977, Polański venne accusato a Los Angeles di “violenza sessuale con l’ausilio di sostanze stupefacenti” ai danni di una ragazzina di tredici anni e undici mesi, Samantha Geimer, modella, figlia di una conduttrice televisiva; il fatto avvenne nella villa di Jack Nicholson. L’avvocato della ragazzina, al fine di proteggere la sua assistita, propose, in sede di procedimento preliminare, un patteggiamento, in modo che la minorenne non dovesse deporre pubblicamente davanti al tribunale. Il pubblico ministero si dichiarò d’accordo, come anche il difensore di Polanski, così che l’accusa venne ridotta al solo capo di rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, del quale Polański si dichiarò colpevole. Il giudice riconobbe che non c’era stata alcuna violenza sessuale, ma solo il fatto che Polanski avesse approfittato di una minorenne, compiendo un atto sessuale non lecito, ma non uno stupro. Il regista dagli Stati Uniti fuggì a Londra. Poco dopo si trasferì a Parigi per evitare l’estradizione da parte del Regno Unito. Da allora evita l’ingresso negli Stati Uniti nonché negli stati dai quali può temere l’estradizione.