Salvini superstar: in Sicilia rilancia l’orgoglio terrone. Addio vecchia Lega
Nella giornata dell’Orgoglio terrone Matteo Salvini sfida la platea siciliana divisa in maniera rigorosamente bipartisan tra detrattori armati di ortaggi e sostenitori fedelissimi, tutti riuniti sotto la bandiera della sicilianità, di quella meridionalità in passato così osteggiata e criticata dal Carroccio.
Salvini superstar
Non ce l’avevo con la Sicilia, ma con i politici», ha corretto il tiro il leader leghista nella sua coraggiosa trasferta a Sud, fedelmente riportata e argomentata dalle colonne de Il Tempo. «Prima di arrivare all’incontro con i simpatizzanti di Noi con Salvini, che lo accolgono come una vera e propria star con tanto di standing ovation, il leader della Lega Nord si ferma in un bar a mangiare un cannolo, tra i selfie con i sostenitori. Arrivato all’albergo (quello stesso frequentato da Giulio Andreotti durante il processo di Palermo), ci sono gli irriducibili di Orgoglio terrone. Sui cartelloni esposti: «Noi non dimentichiamo gli insulti alla Sicilia», «Salvini vattene», «Salvini sta a Palermo come il dado alla caponata». E lui chiede subito scusa ai siciliani per «i toni usati in passato» contro la Sicilia e i meridionali, ma tiene a precisare anche che non ce l’aveva con i siciliani, ma con la classe politica siciliana».
I punti del discorso
quindi, dall’euro alla Grecia, dal Patto del Nazareno all’Ncd, fino alla Nato e agli immigrati, Matteo Salvini salta da un argomento all’altro prima di concentrarsi su Matteo Renzi che, dal pulpito di una sala gremita di gente, arriva a definire «un pericolo della democrazia». Renzi? Tuona il numero uno del Carroccio da Palermo, «è il peggior centralista dal Ventennio a oggi. Sta cercando di riportare nelle mani dello Stato tutto, dopo il Ventennio c’è Renzi». Poi, dopo aver annunciato l’imminente incontro con il leader di Forza Italia – «a breve vedrò Berlusconi per capire se ha compreso che Renzi e la sinistra sono un problema e che stanno occupando ogni poltrona possibile» – riporta il quotidiano romano – se la prende con il Governatore siciliano Rosario Crocetta che definisce «una calamità naturale. Nel 2014 in Sicilia c’è stato il più alto tasso di disoccupazione. L’autonomia alla Crocetta è fallimentare». Quindi, sul finale, non poteva mancare l’attacco alla mafia, definita da Salvini «il nemico pubblico numero uno». Una rivisitazione a tutto campo, pronunciata – neanche a dirlo – con indosso la felpa marcata rigorosamente «Trimacria».