Sanremo, a mezzanotte spunta il trans barbuto e Conti s’imbarazza
Pensate, nel giorno della strage di immigrati nel canale di Lampedusa, che ha fatto registrare trecento morti e qualche bambino inghiottito nelle nostre acque territoriali, a Sanremo l’argomento del giorno sono la gaffe del comico Siani sul fanciullo italiano cicciottello e la barba dell’uomo che si traveste da donna che si traveste da uomo. Perché si sa, Sanremo è Sanremo, non guarda in faccia a nessuno, anzi, solo ai trans come Conchita Wurts, che quella faccia ambigua e pelosa l’hanno esibita ieri come un’attrazione da cabaret, a tarda notte (video) per cantare un brano che forse senza quel look da “gay pride” non le avrebbero mai chiesto di cantare. Ma prima di dar voce alle note, la trans è stata interrogata su temi fondamentali per la nostra esistenza, tipo: perché porti al barba? Risposta: «La barba per me è stata sempre molto importante». Interessantissimo. Poi è arrivata Emma Marrone che in un inglese fluente come quello di Renzi, stile “noiovolevamsavuar”, ha offerto alla “drag queen” un mazzo di fiori “che sono belli come te”. Vabbè, questioni di gusto, ma quella fiera dell’ipocrisia intorno alla cantante che ha litigato con l’estetista è proseguita con Rocco Tanica, che la definiva in diretta “il barbetta”, imbarazzando Carlo Conti: «Ma no, ma dai…». Ma anche Conti ci ha messo il suo chiamando la signorina Tom (il suo vero nome) ma rivolgendosi a lei un po’ al maschile un po’ al femminile. Un bel momento di tv diversa, non c’è che dire.
La canzone è tra le più belle di Sanremo, ma…
Il problema, è chiaro, non è la diversità ostentata da Conchita Wurst e neanche di tolleranza verso gay o trans: il punto è che al Festival, per fare ascolti, anche quest’anno – nonostante non ce ne fosse bisogno visti gli ottimi ascolti della prima serata, quando cantavano Al Bano e Romina – non si può fare a meno di puntare sul facile scandalismo, sulla provocazione, anche sessuale, sul fenomeno da baraccone da esibire a beneficio della fascia protetta nella kermesse più familiare della tv italiana. Come era già accaduto nell’Arena di Giletti, con tanto di intervista su come i bambini fin da piccoli possano decidere di essere etero o gay, apparsa a molti decisamente fuori luogo. In effetti, se le critiche all’esibizionismo della Wurst – che non giovera alla causa dell’omosesualità – sono arrivate perfino dalla stessa comunità gay, la domanda sorge spontanea: se è una brava cantante, che bisogno ha di vestirsi da donna barbuta in tv? Anche perché il suo pezzo, Heroes, è forse tra i più belli ascoltati finora a Sanremo: sarebbe il caso di valorizzare quello, non i rasoi e i pennelli.