Scuola, fisco e Mezzogiorno: l’Ocse boccia l’Italia (e Renzi)
«La mancata ripresa dalla recessione sta portando il reddito pro capite dell’Italia a scendere ancora più in basso rispetto alle principali economie dell’Ocse». Lo scrive l’organizzazione stimando che il Pil pro capite italiano nel 2013 era inferiore del 30% rispetto alla media dei primi 17 Paesi Ocse. Il gap è cresciuto: nel 2007 era del 22,7%. Tra i punti negativi messi in evidenza, l’Italia deve «migliorare equità ed efficienza» del suo sistema educativo, che «ha un basso rapporto tra qualità e costo e dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati». Lo scrive l’Ocse nel suo rapporto Going for Growth rilevando, in particolare, le poche risorse destinate al settore. L’Ocse bacchetta in particolare il nostro Paese per la spesa per l’istruzione «scesa ben al di sotto della media» e per i numerosi cambi, «tre in quattro anni», al vertice dell’agenzia per la valutazione della scuola. Italia bocciata anche sul fisco. Deve «migliorare l’efficienza della struttura fiscale», perché «il peso delle tasse per i lavoratori a basso salario è alto, il codice fiscale è troppo complicato e l’evasione è alta». Nel rapporto annuale firmato dalla capo economista dell’Ocse, Catherine Mann si raccomanda in particolare di ridurre «le distorsioni e gli incentivi a evadere, riducendo i tassi di imposizione nominali elevati e abolendo molte spese fiscali», e «l’instabilità della legislazione, anche evitando misure temporanee”. Inoltre, secondo l’Ocse l’Italia dovrebbe «continuare a ridurre la tassazione del lavoro, quando la situazione di bilancio lo permette, puntando a incoraggiare domande e offerta di lavoro».
Rampelli: «Dati Ocse provano il fallimento di Renzi»
«I drammatici dati Ocse confermano l’inutilità del semestre europeo a guida italiana e l’inefficacia dei tre governi non eletti degli ultimi quattro anni». È quanto dichiara il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia- An Fabio Rampelli commentando i dati Ocse sull’Italia. «Nel regno del diabolico trio Monti–Letta–Renzi, non si sono registrati miglioramenti nel Mezzogiorno: il pil pro-capite nel sud d’Italia è la metà rispetto a quello delle regioni del Nord. Continua dunque a persistere in tutta la sua gravità il divario tra nord e sud, tra l’Italia e i Paesi più avanzati dell’Ue. Altro gravissimo buco, la scuola, priva di efficienza ed equità, tutta introflessa nelle vicende contrattuali del personale, oltretutto con pessimi risultati. Della “buona scuola” e dei cinque miliardi annunciati per l’edilizia scolastica non ci sono più tracce. Difficile pensare che all’Ocse ci siano “gufi”‘, più facile che raccontino una verità scomoda che non emerge sui media italiani. La semplice verità è che le politiche economiche e quelle per la formazione dei governi di sinistra non sono in grado di rilanciare lo sviluppo, né di offrire un futuro ai nostri ragazzi promuovendo meritocrazia e inclusione sociale», conclude.