Gino Paoli “costretto” a prendere soldi in nero alle Feste dell’Unità
Gino Paoli promette di chiarire tutto (chi non lo direbbe?), giura di essere pulito bla bla. Il giorno dopo la storiaccia delle perquisizioni a casa del cantautore genovese, indagato per aver portato in Svizzera 2 milioni di euro non dichiarati, l’avvocato Andrea Vernazza corre in soccorso dell’ex parlamentare del Pci: «Mi ha detto che voleva dimettersi dalla presidenza della Siae, io gli ho consigliato solo di sospendersi in attesa di chiarire tutto».
Gino Paoli e i soldi in nero alle Feste dell’Unità
Stando a Repubblica, però, non c’è molto da spiegare: l’autore de Il Cielo in una stanza, pochi mesi fa, è stato sorpreso con il “sorcio in bocca” alla frontiera con la Svizzera mentre cercava di riportare in Italia una parte del tesoretto frutto dei pagamenti in nero ricevuti alle Feste dell’Unità. Lo stava facendo, scrive il quotidiano, perché voleva “riportare indietro” il denaro che «era stato costretto ad accettare», come dice in una conversazione telefonica intercettata.
Moralisti a giorni alterni
Il gotha del Nazareno non commenta, gli amici fanno spallucce, nessuno esce allo scoperto. Il partito delle Questione morale, della tradizione berlingueriana con la sindrome del Migliore, la casa dorata dei compagni con la tolfa e i soldi alla Canarie, paga in nero gli artisti amici che si esibiscono alle feste dell’Unità dietro lauto compenso, salvo poi menarla in televisione con la guerra all’evasione fiscale. Il frutto del “sudato” cachet di Gino Paoli infatti non è stato né scudato né dichiarato: secondo gli inquirenti, l‘evasione fiscale ammonterebbe quindi a circa 800 mila euro che non sono stati dichiarati nel 2009.
Lo scandalo della Siae
Mentre i giudici indagano su Paoli, sulla moglie Paola Penzo, e su altre tre società collegate al cantante (la Edizioni musicali senza fine, la Sansa e la Grande Lontra), migliaia di artisti non ricevono i compensi che gli spetterebbero, perché trattenuti dalla Siae, e tanti imprenditori onesti pagano fior di quattrini per avere nei loro locali musicisti e artisti. La notizia di reato parte da un’intercettazione ambientale avvenuta nello studio genovese del commercialista Andrea Vallebuona, consulente dell’ex presidente di Carige, che nelle ultime ore ha smentito di essere tra gli indagati.
Le scuse di Beppe Grillo
Dopo le critiche dei Cinquestelle, che giovedì avevano osato chiedere alla star genovese di valutare «seriamente le dimissioni dalla dalla carica di presidente della Siae», Beppe Grillo si è preso la briga di chiamare l’amico Gino per «per scusarsi con lui dopo gli attacchi del Movimento 5 stelle».
La rabbia e l’ironia della rete
Il simbolo vivente della grande scuola dei cantautori genovesi, amato e idolatrato da intere generazioni, si è ritrovato in poche ore bersaglio preferito dei social network, che si sono dilettati a sfoderare le più divertenti alternative dei titoli delle sue canzoni, a partire da Il cielo in una banca. “Soldi in Svizzera!
Pure presidente della SIAE!??! Ecco cosa vuol dire stare dalla parte giusta Si! Certo! Ha scritto pezzi memorabili, ma mettersi a disposizione della sinistra, porta sempre alla crescita del pelo sullo stomaco e a gruzzoli in cassaforte» è uno dei tanti post che impazzano su Facebook. È la gauche caviar, bellezza.