Riforme, “strappo del Nazareno” di Forza Italia. Si dimette il relatore Sisto
Lo strappo sulle riforme è consumato. Dopo la rottura del Patto del Nazareno, alla prima seduta della Camera il forzista Francesco Paolo Sisto di Fi si è dimesso da relatore delle riforme istituzionali a Montecitorio. Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd, ha spiegato di dimettersi “con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi”. «Con senso di responsabilità – ha detto quindi – Fi ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Fi si ritiene libera di non essere scontenta».
Forza Italia annuncia l’ostruzionismo
«Sarebbe oggi pura irresponsabilità concorrere a una direttrice autoritaria. La maggioranza si fermi», ha detto a Montecitorio Renato Brunetta, annunciando l’ostruzionismo di Fi alle riforme, “una corsa rovinosa verso il disastro che faremo di tutto per rallentare”. E ha aggiunto che il patto del Nazareno è saltato “per la scelta unilaterale del presidente della Repubblica, al quale non facciamo mancare il nostro omaggio, da parte del premier Renzi e del Pd. Un colpo premeditato e mortale. Non pare particolarmente allarmato il Pd, che annuncia di voler andare avanti con decisione. «Le riforme si fanno perché ne ha bisogno l’Italia», ha detto nell’aula della Camera il capogruppo del Pd Roberto Speranza. «È stato positivo che Fi stesse al tavolo. Sarebbe stato utile continuare. Ma cosa è cambiato dal 31 gennaio? Solo un fatto: l’elezione di una persona straordinaria come Mattarella a presidente della Repubblica. E ho un sospetto: Fi è stata al tavolo nell’interesse del Paese o nella prospettiva di uno scambio riforme-Quirinale? Per noi quello non era uno scambio accettabile», chiude.