Soria, la Rete non crede alla sinistra al caviale: «eccoli qua i moralisti»

18 Feb 2015 16:50 - di Paolo Lami

È un coro di reazioni scandalizzate e indignate. Anche troppo. Il mondo della cultura di sinistra si ribella come un sol uomo al ritratto impietoso e vorace che ne ha fatto, senza pietà alcuna né rispetto per gli augusti nomi tirati in ballo, l’ex-padre padrone del Premio Grinzane Cavour, Giuliano Soria, di fronte ai giudici d’appello che lo stanno processando a Torino con le accuse di peculato, malversazioni e maltrattamenti al maggiordomo di colore. L’idea di essere accusati di aver evaso il fisco, di aver maramaldeggiato alle spalle degli italiani portandosi a casa, alcune migliaia di euro in nero e regali e viaggi, fa andare su tutte le furie le icone della cultura di sinistra. C’è chi prepara le denunce. O, almeno, le annuncia, intanto. Poi non è detto che vengano realmente presentate. C’è chi dice di non ricordare neanche il nome del presunto Babbo Natale che ha elargito tutti quei soldi. Chi dice di essere stato omaggiato a sua insaputa. E chi, nella fretta di sgombrare velocemente il campo dalla palata di fango, fa un po’ di confusione: «credo di aver ricevuto un rimborso spese e alla richiesta di una fattura dissero che, essendo un premio letterario, la cosa finiva lì. Cifre irrisorie, non milioni…». La fattura, semmai, più che chiederla a Soria l’avrebbe dovuta emettere il beneficiario. Ma, come giustamente fanno notare, si tratta di cifre irrisorie, non milioni. Come dire: una cosa è evadere milioni, l’altra è evadere poche migliaia di euro.

Le accuse di Soria, lo sbeffeggio del web agli attori di sinistra

Comunque vada, la vicenda nel suo complesso è un brutta, bruttissima pagina su un mondo autoreferenziale, pedantemente pedagogico, moralista, sempre pronto a puntare il dito contro gli altrui vizi. Mai a guardare la trave ficcata nel proprio occhio. Va da sé che lo schiaffo virtuale di Soria non scandalizza più di tanto l’uomo della strada. Se lo sono i politici dei mascalzoni, figuriamoci questi qua, è il pensiero che corre sul web. La reazione della Rete è tremenda. Lo sbeffeggio è implacabile. «Piu’ sono vecchi e ad un passo dalla lapide e piu’ sono voraci…», commenta un lettore sul Corriere. «Ci sarà rimasto qualcuno pulito?», si domanda sconsolato un altro. Poco serve che il giornalista di Repubblica, Corrado Augias, tirato pesantemente in ballo da Soria come uno dei più voraci si difenda così, dicendosi «sconvolto»: «Non ho mai evaso un euro. Ho sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo. E’ tutto documentato. Avevo dei rimborsi spese come è giusto che sia. Lui mi chiamava come professionista e mi rimborsava. Soria sta cercando di uscirne in qualche modo, vuole far veder che era pressato da una banda di assatanati».
Il web sembra nutrire ben pochi dubbi al riguardo: «Ci credo che Augias sia sconvolto: per anni ci ha fatto la morale!», scrive Carlo70. «Corrado Augias, il grande moralista? Mah… mah…mah…», lo sfotte Camucino. E Ronin lo deride: «Solita mancanza di classe della suburra: il termine “vorace” è volgare, Augias lo definirebbe semmai con un più sobrio ” discreto appetito” di contante».

La Repubblica offre il palco ai “feriti” nell’onore

Loro, quelli presi in piena faccia dal manrovesci dell’ex-potente Soria cercano come possono di difendersi dalle accuse. «Ho già dato mandato al mio avvocato perché valuti la possibilità di sporgere querela per falso nei confronti di Giuliano Soria – giura il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino al quale Soria assicura di aver dato 25.000 euro – Tutta la documentazione relativa ai finanziamenti della campagna elettorale del 2006 è a disposizione delle autorità inquirenti e di chi intendesse prenderne visione secondo le modalità previste dalla legge».
Gli accusati trovano un bello spazio su Repubblica per difendersi. Intervistati dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, Giancarlo Giannini, Michele Placido e, appunto, Corrado Augias, che di Repubblica è autorevole collaboratore, cercano di parare il colpo. Giannini assicura di non ricordarsi di Soria né del premio Grinzane. E che nel mondo dello spettacolo si paga solo con fattura. Esattamente il contrario di ciò che dice, due colonne più in là, Michele Placido, il quale non ricorda tanto Soria quanto il Premio Grinzane. Ma quel che ricorda meglio Placido è che alla sua richiesta di fattura gli fu detto che «essendo un premio letterario, la cosa finiva lì».
E gli altri? E i tanti accusati da Soria? Per la maggior parte sono “non pervenuti”. Forse si stanno studiando le dichiarazioni di Soria per poi valutare le contromosse. Di certo, per ora, tacciono.

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