Uber, un giudice lo assolve: non è un taxi. E scatta l’ira dei tassisti
Dopo mesi e mesi di minacce più o meno velate, di aggressioni, di sopraffazioni e di danneggiamenti arriva, a sorpresa, la prima sentenza a favore non solo di Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato svolto attraverso un’applicazione software mobile ma, soprattutto, a favore di quei cittadini che, in una logica di libero mercato, vogliono avere il diritto di scegliere da chi farsi trasportare, senza correre il rischio di prendere le botte dai tassisti.
Il giorno dopo la sentenza con la quale il giudice di pace di Genova ha restituito a un autista di Uber la patente , la motivazione «conferma che il servizio offerto da Uber non è in alcuna maniera relativo a un servizio taxi abusivo», perché spiega la general manager di Uber, Benedetta Arese Lucini minacciata e offesa pesantemente nei giorni scorsi «se il servizio di taxi è un trasporto pubblico e come tale obbligatorio, caratterizzato da tassametro, partenza da piazzole riservate e utenza indifferenziata, Uber è cosa del tutto diversa».
Secondo il giudice, infatti Uber, è «condivisione volontaria della propria auto per esigenze di mobilità privata all’interno di un social networ». Permane comunque, sostiene la manager dell’azienda di San Francisco, «la necessità di provvedere a una nuova e organica normativa del settore del trasporto e della mobilità che tenga conto delle nuove tecnologie che di fatto lo hanno già rivoluzionato a vantaggio della collettività e per una maggiore vivibilità delle nostre città».
Genova bloccata dai tassisti che protestano contro Uber
Una normativa che tarda ad arrivare. Le minacce di alcuni tassisti esagitati e violenti assieme alla paura di perdere una fetta del proprio elettorato stanno frenando i politici che o fanno orecchie da mercante o, anche, si rifiutano categoricamente di trovare una quadra a una situazione che è nei fatti e che, se lasciata irrisolta, da un lato danneggia i cittadini nei loro diritti fondamentali e, dall’altro, lascia campo libero ad alcune squadracce decise a farsi giustizia da soli.
Ieri centinaia di tassisti sono scesi in strada bloccando la circolazione in più punti a Genova per protestare contro la sentenza del giudice di pace.
La patente all’autista di Uber era stata tolta da un vigile urbano genovese in base alle norme che definiscono abusivo il servizio. «Il servizio – spiega la manager di Uber – non è un taxi abusivo. Il giudice afferma quello che noi sosteniamo da sempre ovvero che la legge vigente in materia, essendo stata scritta più di 20 anni fa, non è adatta a normare un servizio come Uber. Un passo in avanti verso una libera e corretta concorrenza a favore del consumatore. È un’opportunità in più per il legislatore affinché trovi una soluzione capace di integrare all’interno del sistema servizi innovativi come Uber che, ricordiamolo, vanno a beneficio dei cittadini e delle città».