Un ladro si pente, si riconosce su Facebook e restituisce il malloppo
Un commerciante ha postato su Facebook il video delle telecamere di sicurezza, video che mostra un ladro in azione nel suo negozio, e ha chiesto aiuto ai clienti per identificarlo. L’appello “Aiutateci ad identificare questo ragazzo” sul social per catturare il ladro è stato lanciato dal titolare di un negozio di videogiochi all’interno del centro commerciale della multisala cinematografica di Arezzo, che dai video di sorveglianza è riuscito ad identificare il ladro, ripreso con le mani nel sacco, proprio mentre ruba la consolle di una play station e si allontana con
tranquillità. Il ladro stesso si è riconosciuto nel video postato su Facebook e, pentito, ha restituito il maltolto, scusandosi.
Il commerciante aveva postato il video che riprendeva il ladro in azione
Il titolare del negozio aveva postato il video delle telecamere di sorveglianza che inquadrano il furto, lanciando l’appello su Facebook per individuare l’autore del furto. Poco dopo la diffusione “virale” del video sul social il giovane in questione si è riconosciuto e, preso dal rimorso, è tornato al negozio con la consolle trafugata restituendola al proprietario appena tornato dalla questura e scusandosi. E’ stato lo stesso commerciante a postare sul social il lieto fine della vicenda, togliendo poi dalla sua bacheca il filmato che ritraeva il ragazzo.
Il giudice: non sono sufficienti le foto su Facebook per condannare un imputato
Non sono sufficienti le foto viste su Facebook da un testimone per identificare con certezza e condannare un imputato, che infatti viene assolto. ”Il formale riconoscimento a verbale è pregiudicato dalle immagini visionate sul social network”. E’ quanto ha stabilito una sentenza del giudice monocratico di Ancona, Francesca De Palma, in un processo
per lesioni personali scaturite da una rissa scoppiata durante la Festa dell’Uva di Cupramontana. La causa era patrocinata dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Paolo Rossi. ”L’identificazione fondata sulle foto viste su Fb dal teste – spiega Cicconi – non ha convinto il giudice: le immagini visionate sul social network da una persona presente alla rissa hanno in qualche modo pregiudicato il riconoscimento formale a verbale, dal momento che la descrizione fornita in concreto non combaciava con l’immagine depositata agli atti”.