Veneziani: no alla genuflessione di chi già beatifica Mattarella
Incredibile Italia. Invereconda Italia. Basta poco per beatificare chi ancora non sappiamo di che pasta è fatto, né che cosa sarà in grado di propinarci dall’alto Colle. Abbondiamo in “slinguazzamenti”, dediti alla genuflessione. Leggete i quotidiani che vanno per la maggiore e scoprirete l’antica arte italica della santificazione “a priori” . Adulatori imbalsamati. Acritici osservatori della realtà. Immemori del tempo che fu. Proni nel compiacere l’impassibile nuovo inquilino del Tempio, cantandone gesta e glorificandone azioni, senza l’ombra di una piega, il capriccio di una smorfia, il gusto di una irriverenza. Eppure, non è oro il luccichìo abbagliante che si scorge nei primi gesti del Nostro. Anzi “sono bastati pochi gesti, poche immagini, pochissime parole, sommerse nel diluvio servile della peggior Italia, per sentire che Mattarella non è il <mio> presidente della Repubblica”, annota Marcello Veneziani, nel divertente Cucù , la sua consueta rubrica del Giornale.
L’esordio retorico da bocciare
Di quali gesti si tratta? Veneziani li elenca minuziosamente. “La Panda grigia, le Fosse Ardeatine, l’esordio retorico, l’inchino dei grandi giornali,l’agiografia del Beato, la stucchevole melassa parolaia che colma il mutismo del neo presidente , ci hanno portato nella vecchia trama dell’ arco costituzionale, con le linguine al sugo dell’ipocrisia. Il Tartufo di Moliere, tartufo Bianco, parrucconi al potere e sciampisti nell’informazione. Sarebbe bastato esordire andando all’altare della Patria”. Condividiamo. D’accordo su tutto, anche su quella “flebile” speranza cui Veneziani rassegna le conclusioni di un giudizio disincantato e veritiero. La speranza che Sergio Mattarella , nonostante tutto e nonostante Loro, ci stupisca. Ma “è uno di quei miracoli… Come dare la parola ai muti e togliere la parola ai Renzi”.