Yara, chiusa l’inchiesta: per Bossetti l’accusa di omicidio e calunnia
Il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio (la tredicenne uccisa a Brembate di Sopra) individuando Massimo Bossetti come il killer: all’uomo vengono contestati due reati, l’omicidio volontario aggravato e la calunnia. A quattro anni dall’omicidio di Yara, come scrivono i quotidiani, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nel pomeriggio di giovedì 26 scorso a Claudio Salvagni, in qualità di avvocato difensore dell’unico indagato per il delitto, in cella da oltre otto mesi, incastrato dall’indizio del Dna.
L’epilogo dell’omicidio di Yara
Per il reato di omicidio sono due le aggravanti contestate. La prima: aver «adoperato sevizie e aver agito con crudeltà»; un’aggravante che prevede l’ergastolo. La seconda: Bossetti avrebbe «approfittato di circostanze di tempo (in ore serali-notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa» A Bossetti è stato contestato anche un nuovo reato: la calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all’epoca del delitto. In uno degli interrogatori, nel tentativo di allontanare da sé i sospetti, sarebbe arrivato ad accusare il collega dell’omicidio, dicendo agli inquirenti di indagare sul suo conto.
I dubbi della moglie di Bossetti
Stando ad alcune intercettazioni la moglie di Bossetti, Marita Comi, avrebbe espresso dubbi sull’innocenza del marito: “Massimo, tu continui a dire di essere innocente e di non c’entrare niente con la morte di Yara. Io ti credo, ma adesso mi devi spiegare cosa ci facevi a Brembate Sopra il pomeriggio in cui la ragazzina scomparve. Il furgone ripreso dalle telecamere sembra proprio il tu”. L’avvocato però, intervistato da Matrix, ha ribadito che «fin dal primo giorno, Bossetti ha sempre detto che non confesserà mai questo delitto perché non l’ha commesso e andrà avanti fino in fondo, finché ne avrà le forze, per dimostrare la sua innocenza perché vuole che i suoi figli portino il suo cognome con orgoglio».