Adescavano gli adulti sul web per poi ricattarli: sotto accusa 12 ragazzi

6 Mar 2015 14:43 - di Priscilla Del Ninno

Sfruttatori prima, sfruttati poi. L’ingegnoso piano criminale messo in atto da una baby gang composta da un gruppo di 12 giovani era semplice almeno quanto contorto: contattavano pedofili o uomini desiderosi di incontri hard con ragazzine minorenni, trasformandosi poi da vittime in carnefici. La squadra mobile di Forlì ha denunciato per rapina, tentata rapina, estorsione, furto aggravato, 12 tra ragazzi e ragazze, di cui 10 minorenni e due appena maggiorenni, sia italiani che stranieri, alcuni con situazioni familiari problematiche, altri con una vita “relativamente” tranquilla.

Baby gang, in azione dall’estate scorsa

Il tutto, è stato spiegato durante una conferenza stampa tenuta dagli inquirenti al lavoro sul caso nella questura forlivese, sarebbe partito addirittura la scorsa estate, quando una quindicenne, messa alle stretta dai genitori per il possesso di un nuovo e costoso telefonino, ha confessato agli agenti di avere avuto, in compagnia di un altra ragazza, degli incontri a sfondo sessuale in un albergo di Forlì con un uomo proveniente da fuori regione, specificando di aver ottenuto in cambio dei regali. Partite le indagini alla ricerca del pedofilo e di eventuali altri personaggi coinvolti nel caso, l’indagine ha ampliato subito il suo raggio d’azione, enucleando – a sospresa – mente e braccia operative della strutturata azione criminale. Le intercettazioni ambientali hanno infatti dimostrato che il gruppo di giovani – guidato dall’altra ragazzina, quattordicenne, che aveva partecipato all’incontro nell’albergo – contattava via social network uomini in cerca di emozioni forti, proponeva lo scambio di foto hard (in certi casi i ragazzi assumevano via internet anche il ruolo “femminile” inviando foto prese dai siti porno) e quindi, una volta conquistata la fiducia, carpita la confidenza e ottenuti i suoi dati, la vittima del raggiro abboccava inviando sue foto compromettenti. A quel punto scattava la trappola: la ragazza (vera o falsa) precisava di essere minorenne, che i genitori avevano scoperto tutto e che minacciavano di andare dalla polizia. La situazione però, veniva precisato poi, poteva essere evitata in cambio di regali o dietro esborso di denaro: bastava raggiungere Forlì e nei giardini pubblici incontrarsi per consegnare il dovuto.

Le intercettazioni

Non solo: sempre attraverso le intercettazioni è stato in seguito documentato anche che la banda intendeva persino rapinare le sue vittime. «Tu porta la pistola finta, che gli facciamo paura», avrebbe detto la ragazza leader ad un suo giovane complice del gruppo. In questo modo sono stati documentati almeno due casi di persone così irretite e costrette a «regalare» telefoni, ricariche e contanti. Emerso anche che parte dei componenti il gruppo era solita commettere furti ai danni dei compagni di scuola e che nelle loro conversazioni telefoniche l’unico argomento ricorrente erano i soldi, e come procurarseli: un’ossessione trasformata in business criminale. Le tre vittime accertate sono state a loro volta denunciate, una per rapporti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico, e le altre due per detenzione di materiale pedopornografico.

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