Allarme Isis. Gentiloni: il terrorismo si batte con la pace in Libia

20 Mar 2015 9:50 - di Redazione

«A tutte le parti libiche e a tutti i Paesi della regione va detto in modo univoco e chiaro che ogni settimana che passa senza una base minima di accordo è una settimana che rischia di rafforzare la diffusione della minaccia terroristica». In una lunga intervista al Messaggero, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sottolinea così l’importanza di un accordo tra le parti in Libia per battere il terrorismo.

L’Sos di Gentiloni

Gentiloni ritiene realistica la possibilità di accordo tra il Parlamento di Tobruk e Misurata. «Penso che la porta debba essere aperta anche a Tripoli – spiega l’inquilino della Farnesina – è chiaro che se c’è una base d’accordo almeno del 60 per cento delle componenti libiche, la comunità internazionale può investirci, altrimenti si limiterà a interventi di contenimento del terrorismo». Insomma è impensabile una pacificazione della Libia imposta da fuori senza  intesa tra i libici.

Tunisi crocevia

Il ministro Gentiloni torna poi sulla strage di Tunisi e commenta la possibilità che i jihadisti di Ansar al Sharia, attivi in Tunisia, si siano raccordati col Califfato: «È molto difficile distinguere rigidamente tra Daesh (Isis, ndr) e terrorismo più tradizionale di matrice jihadista. Certo, c’è in Tunisia una presenza storica di Ansar al Sharia. La sua messa fuori legge – osserva Gentiloni – ha indotto un elevato numero di terroristi a lasciare il Paese e a disperdersi come foreign fighters in diversi altri Paesi. E questo ha prodotto incroci con il Daesh».

Rispettiamo Israele

Gentiloni si sofferma poi sull’esito del voto israeliano e la vittoria non scontata di Benjamin Netanyahu: «I risultati elettorali vanno rispettati. Detto questo, il governo italiano ritiene che l’unica soluzione credibile della crisi israelo-palestinese consista nella sicurezza di Israele insieme alla nascita di uno Stato palestinese. Questa non è oggi l’opinione di Netanyahu. Noi rispettiamo il voto, ma non rinunciamo alla nostra posizione».

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