Altro che «Buona Scuola», i professori bocciano la riforma: merita meno di 4
«Buona Scuola» e poi? Sarà così nelle intenzioni di Renzi e della Giannini, ma per il momento ha già indispettito decisamente i prof, incattivendo una situazione già al collasso da tempo. Il giorno dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, le polemiche non accennano a placarsi. Su tutte, hanno generato un certo clamore le recriminazioni sollevate dai docenti del Liceo Classico Visconti Roma, Istituto storico della Capitale, che hanno definito il disegno di legge di riforma del sistema dell’istruzione «tutto fumo e niente arrosto». «Si parla tanto di riordino ma credo che in questo campo siamo fermi all’Ottocento – afferma Giovanbattista Galbo, Docente di Storia e filosofia. Mi rendo conto che mettere mano all’Istruzione sia un’operazione complessa e seria ma, tranne la situazione dei precari, nella qualità della scuola si incide poco purtroppo; bisogna avere un progetto ben più solido e concreto».
Presidi nel mirino
Nel coacervo delle contestazioni e delle polemiche che i punti cardine del ddl di riforma hanno scatenato nel tentativo di rigenerare l’istituzione scolastica, puntatndo ad ottenere la famosa Buona Scuola, ad essere malvista è soprattutto l’autonomia che verrà concessa ai presidi nella gestione delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie, come dice con preoccupazione il docente di scienze Giorgio Narducci: «I rischi sono in primis che ogni istituto parta per la sua tangente e poi che a livello dirigenziale si prendano decisioni indipendentemente dal parere dei docenti. L’autonomia deve essere legata anche a un’organizzazione che le scuole ancora non hanno fino in fondo». Per non parlare del principio di arbitrarietà possibile che si nasconde dietro l’angolo…
Il «contentino» del bonus
Buona Scuola e poi? Persino il bonus a disposizione dei professori non è stato gradito dai diretti interessati, che lo definiscono «un contentino»: «Mi sembra un’operazione un po’ demagogica – ha continuato il professor Galbo – anche perché i docenti hanno bisogno di altre cose, come una diversa struttura salariale; inoltre la valutazione dei nostri operati non può essere a discrezione del dirigente, perché in questo modo è scontato immaginare a chi andranno i premi». Dubbi anche da parte dei dirigenti: «In linea di principio sono d’accordo su molti punti della riforma – dice la preside del Liceo Visconti, Clara Rech – ma bisognerà vedere come questi principi saranno attuati, in che modo, in che tempi, con quali limiti e vincoli. In generale si saluta con una certa soddisfazione un cambiamento ma anche con preoccupazione: dal momento che dobbiamo esercitare una responsabilità totale sulla scuola è anche giusto che ci siano gli strumenti per farlo. Il problema è che non sappiamo ancora come usare questi strumenti e questo genera un po’ di aspettativa. Per esempio è vero che ogni preside potrà scegliere la sua squadra di docenti ma non sono chiari i criteri di scelta».