Un anno dopo l’annessione: ecco cos’è accaduto ai tatari di Crimea

9 Mar 2015 12:04 - di Redazione

Un anno fa, quando nella penisola c’erano gli uomini di verde, i soldati russi con le uniformi verdi senza insegne di grado, il cosiddetto referendum segnò l’inizio dell’annessione della Crimea alla Russia. Ora, la penisola è tagliata fuori dal mondo civilizzato. In Crimea, l’Ue ha esteso le sanzioni statunitensi, bloccando gli investimenti stranieri e interrompendo i servizi di Visa e Master Card.

 La Crimea, l’Ucraina, la Russia

Ufficialmente, Kiev ha sospeso i collegamenti ferroviari con la regione, e la Crimea è anche totalmente dipendente dall’Ucraina per la fornitura di acqua ed elettricità. Durante questo periodo, la penisola ha vissuto un calo del turismo, e l’entrata a far parte del campo giuridico della Federazione Russa ha spinto la popolazione a migrare per sfuggire all’annessione. I tatari di Crimea hanno sofferto più di tutti dell’inclusione del territorio alla Russia. Erano tornati nella propria terra solo dopo l’indipendenza dell’Ucraina, e ricordano ancora chiaramente le deportazioni del dopoguerra messe in atto dall’Unione Sovietica; per questo motivo, questo gruppo etnico si era fortemente opposto all’inclusione della regione nella Federazione Russa. Dopo l’annessione, le autorità russe hanno iniziato le persecuzioni contro gli attivisti ucraini e i tatari di Crimea. Dall’inizio dell’occupazione, sono circa venti le persone scomparse appartenenti a quest’etnia, due delle quali sono poi state trovate morte. Il governo russo ha proibito l’ingresso nella penisola a Refat Chubarov, capo dell’organo rappresentativo dei tatari di Crimea,

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