Commosso saluto a Maurizio Magro, in serie A nel rugby come nella vita

3 Mar 2015 17:43 - di Antonio Pannullo
Maurizio Magro

Ha ragione Claudio Barbaro, storico attivista della sezione Balduina del Movimento Sociale Italiano, che ha scritto un bellissimo articolo sul Tempo sulla prematura scomparsa di Maurizio Magro, militante famosissimo negli anni Settanta a Roma: oggi la martoriata destra romana è ancora più sola. Ma Maurizione è riuscito ancora una volta a riunire tutti i vecchi attivisti degli anni di piombo nella chiesta Pio X di piazza della Balduina dove, in centinaia, sono accorsi a dargli l’estremo saluto. C’erano praticamente tutti i missini di Roma Nord dove Maurizio viveva e faceva politica. Ma non solo. C’erano i suoi tanti amici, fratelli, rugbysti della Lazio Rugby 1927: ex giocatori, giocatori, dirigenti, tutti insieme per salutare quel formidabile pilone che ha giocato per anni in serie A approdando anche alla Nazionale. Queste erano le due passioni di quella persona eccezionale che era Maurizio Magro, un colosso alto due metri e con dei muscoli da far paura: il rugby e la politica. Quest’ultima, dalla parte “difficile”, in quegli anni Settanta in cui chi la pensava come lui era emarginato, perseguitato, colpito dall’intolleranza delle sinistre estreme e ignorato dalle istituzioni, tutte, naturalmente, antifasciste. Ma Maurizio non si tirò mai indietro, né in campo né per strada. Come ha scritto qualcuno, giocare con lui era rassicurante. E aggiungerei che anche fare attivismo con lui era rassicurante. In campo come per strada, lui era il pilone che sosteneva, spingeva, resisteva, e alla fine aveva sempre una parola buona o affettuosamente ironica per tutti. Maurizio era un solitario a cui piaceva stare con gli amici: sembra un controsenso, ma non è così. Amava la compagnia, amava battersi per il suo ideale, non era un chiacchierone, alle parole preferiva i fatti. La sua zona era la Balduina, dove sempre storicamente ha abitato, e frequentava quella famosissima sezione del Msi incastonata su via della Medaglie d’Oro, più vuole assaltata, incendiata, assediata, perquisita dalla polizia, i cui iscritti sono stati arrestati più volte dopo i tantissimi disordini che si verificavano. E oggi proprio la Balduina gli ha dato il suo estremo e commosso saluto a questo figlio di Roma.

Nel 1972 Maurizio Magro subì una violenta aggressione al Mamiani

Le prime tracce della militanza politica di Maurizione si trovano in un articolo del 26 giugno 1972 del Secolo d’Italia, allora organo del Msi, che raccontava di una violenta aggressione davanti al rosso liceo Mamiani di Roma ai danni di due ragazzi giovanissimi, uno dei quali era proprio Maurizio Magro. Riconosciuti come “fascisti”, furono picchiati selvaggiamente con catene. Così andavano le cose a quei tempi. Maurizio non si spaventò e continuò la sua attività politica nel Fronte della Gioventù, ovviamente continuando sempre a giocare a rugby. A un certo punto passò alla federazione provinciale del FdG in via Sommacampagna dove entrò a far parte dei GO, i Gruppi Operativi del Fronte che andavano a difendere le sezioni missine maggiormente esposte o a proteggere la legittima diffusione di volantini davanti alle scuole. Maurizio era diventato, per il suo coraggio e la sua abnegazione, uno degli attivisti più famosi di Roma: anche perché gli era stato dato un soprannome, non si sa se da noi o dai compagni, “Roccia”, soprannome che parla da solo. A lui per la verità non era mai piaciuto, infatti a chi lo chiamava così diceva di chiamarsi Maurizio. Gli amici più cari, d’altra parte, lo hanno sempre chiamato per nome. I soprannomi, si sa, ti vengono affibbiati e non puoi più scrollarteli di dosso, e fu con questo appellativo che venne conosciuto per tutti gli anni di piombo, tanto che a un certo punto, qualsiasi cosa accadeva i compagni indicavano sempre come responsabile questo attivista famoso, Roccia, tanto non sbagliavano, anche magari quando lui era impegnato in qualche partita. Giocò tanti anni, quasi sempre nella Lazio Rugby, che rimane tutt’oggi la “sua” squadra, anche se un anno giocò con la Roma e un altro anno per il Rovigo, altra città di tradizioni rugbyste molto forti. A un certo punto, erano gli anni Ottanta, si trasferì negli Stati Uniti, in California, dove rimase per quindici anni, facendo il rappresentante. Lì si sposò, ma poi ritornò in Italia da San Diego dove riprese a frequentare i suoi due ambienti più cari: giocò negli “Old” di rugby e partecipò alle campagne elettorali sia di Storace alla Regione Lazio sia successivamente di Alemanno al comune di Roma. Tutte le domeniche, racconta un dirigente della Lazio Rugby, veniva all’Acqua Acetosa, si metteva al lato del campo e seguiva tutta la partita.

Politica e rugby: le sue due grandi passioni di sempre

Ricordo personalmente di averlo visto due volte nell’ultimo anno: una volta venne, da solo, alla storica sezione missina di Monte Mario, ai tempi la più bombardata dai comunisti, per vedere una mostra fotografica e una conferenza sulla strage di Primavalle, organizzata dai giovani della sede; un’altra volta, sempre da solo, venne a una cena di vecchi camerati di Roma Nord in occasione della presentazione di un libro. Ricordo che fu accolto con il massimo affetto da tutti gli ex militanti, anche da chi non lo vedeva da decenni, e sembrava che si fossero incontrati la sera prima a piazzale delle Muse. Il pazzeggio, le battute, le prese in giro, come se non fossero passati trent’anni, ma tre giorni. La sua generosità, il suo cameratismo, il suo altruismo, gli hanno fatto meritare un posto d’onore tra tutti coloro che si batterono per il sogno in cui credevano in quegli anni, quando era difficile sostenere le proprie idee. Per questo alla chiesa della Balduina c’era così tanta gente, per questo il suo applauso è stato fatto da tanti con il cuore rotto dall’emozione e dalle lacrime. Un breve ricordo è stato pronunciato da due suoi amici storici, tra i tantissimi che aveva, Frinco e Vincenzo. È difficile parlare di Maurizio Magro senza cadere nella retorica: ma era veramente un gigante buono, e così lo ricorderemo sempre tutti noi ragazzi di allora.

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